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Politica

La nuova sfida di Israele ai palestinesi

Israele potrebbe includere la Valle del Giordano, sotto la propria giurisdizione, in caso di vittoria di Benjamin Netanyahu alle prossime elezioni del 17 settembre.

L’annuncio è arrivato dallo stesso premier e ministro della Difesa. “E’ un luogo – ha spiegato il diretto interessato – sul quale possiamo affermare la nostra sovranità” subito dopo  la chiamata alle urne. 

La zona. L’area in questione è lunga 24 mila metri quadrati ed è già stata occupata, ma mai annessa, dall’esercito di Tel Aviv nel 1967. I palestinesi vorrebbero includere la zona in un loro ipotetico stato indipendente e auspicano, quindi, che le affermazioni espresse rappresentino solo un modo per raccogliere consensi nell’ala più oltranzista dell’elettorato sionista. La preoccupazione, inerente a una possibile concretizzazione di tali progetti, è però molto alta. 

Arabi sul piede di guerra. Il presidente dell’ANP, Abu Mazen, non ha escluso in quel caso la rottura degli accordi in vigore con lo Stato ebraico. Dobbiamo – ha riferito con determinazione – “difendere i nostri diritti e raggiungere i nostri obiettivi, con tutti i mezzi disponibili, qualsiasi fossero le conseguenze”. Altre parole di ferma condanna sono giunte dalla Turchia e dalla Lega Arabache si è riunita d’urgenza. I componenti di tale organismo hanno invitato la controparte ad evitare “atteggiamenti pericolosi, irresponsabili e illegali” poiché “minano il processo di pace”. Il segretario, l’egiziano Ahmed Aboul Gheit, ha bollato l’ipotetico scenario come una grave violazione del “diritto internazionale, della Carta delle Nazioni Unitee delle relative risoluzioni” varate dal Consiglio di sicurezza. L’Onu e il Cremlino hanno espresso profonda preoccupazione. La Giordania ha parlato di una nuova e possibile spirale di “violenza regionale”. Essa costringerebbe le grandi potenzea scontrarsi tra loro schierandosi, non più per procura, con i rispettivi alleati.

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