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Finanza

La VIA DELLA SETA: dalla storia alla finanza

Il monito di Napoleone Bonaparte “Lasciate dormire la Cina, perchè al suo risveglio il mondo tremerà “ pronunciato nel 1816, sembra una vera profezia che si sta avverando.

Per decenni la Cina è stata una fabbrica a livello internazionale di prodotti a basso valore aggiunto. Ma oggi, invece, è ben altro: un pase leader in molti settori dove vengono investiti ogni anno milioni di Yuan in ricerca e sviluppo. Un paese sconfinato, identificato come la seconda economia al mondo con 1,3 miliardi di abitanti, è pronto a cambiare faccia e a sovvertire gli equilibri internazionali. Oggi, la Cina ha la consapevolezza che deve affrontare una profonda transizione: da economia dipendente dalle esportazioni a economia basata sui consumi interni, che rappresentano il più grande mercato al mondo.

Ed ecco che in questo contesto prende forma un’iniziativa ambiziosa: la Belt and Road Initiative, identificato come uno dei più colossali progetti di sempre.

Soprannominato “La Nuova Via della Seta” è un piano avviato nel 2013 che mira a rafforzare la connettività nel continente euroasiatico con una fitta rete di infrastrutture sia via terra che via mare. In questo modo la Cina si collegherebbe facilmente con tutti i principali paesi dell’Eurasia. Favorendo i trasporti e aumentando le relazioni commerciali si ampliano le alleanze tecnologiche e produttive migliorando così le condizioni economiche di ciascun Paese che ne aderisce.

(da: wikipedia.it)

Etimologicamente Cina significa paese al centro, rafforzando così anche la strategia del Presidente Xi Jinping quale: rilanciare la Cina in una posizione di centralità nello scacchiere internazionale. L’Italia è il primo paese del G7 ad aderire alla Belt and Road Initiative. Si apre così uno scenario di grandi opportunità per aziende e investitori. Il progetto che richiede circa 900 miliardi di dollari sarà finanziato dal Silk Road Found e dalla Banca Asiatica d’Investimento per le Infrastrutture, due organismi creati appositamente per supportare la realizzazione del progetto. Ma a rendere sostenibile nel corso del tempo il finanziamento di aziende e governi (quasi 70 paesi coinvolti) sarà l’approvvigionamento sui mercati finanziari.

Sono già partite le diverse offerte di soluzioni di investimento specializzate in questo ambito che possono rappresentare una reale diversificazione. La Cina che investe nella propria area geografica diminuisce la dipendenza dall’investimento dagli Stati Uniti che rappresentano un elemento di discontinuità che può portare benefici ai portafogli d’investimento.

Il rendimento in termini prospettici, può essere decisamente più alto rispetto a quanto offrono gli ambiti geografici e settoriali più tradizionali. Rimane pur sempre dovuta una certa attenzione, considerando che il sistema finanziario cinese non è del tutto trasparente e che nelle pieghe del progetto possono annidarsi implicazioni politiche inaspettate.

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