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Politica

L’Austria blocca l’accordo commerciale UE-Mercosur: adesso tocca all’Italia

Il parlamento austriaco si è espresso a maggioranza contro il trattato commerciale fra l’Unione europea e il Mercosur – l’organizzazione regionale che comprende Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay -, obbligando così il governo di Vienna a porre il proprio veto alla ratifica del trattato.

Dall’Austria arriva il primo diniego formale all’accordo internazionale che mira ad abbattere tutte le barriere, tariffarie e non, fra Europa e America Latina e stabilire nuovi standard comuni sulla produzione e qualità delle merci scambiate. 

Soltanto lo scorso 28 giugno i negoziatori europei e sudamericani avevano raggiunto una prima intesa complessiva sull’accordo di scambio dopo vent’anni di confronto fra i due partner, dando così avvio alla successiva fase di discussione e approvazione da parte dei parlamenti e governi coinvolti. Dopo poche settimane sono arrivate le prime prese di posizioni contrarie all’accordo: a cominciare dalla mozione non vincolante del parlamento irlandese del 10 luglio, per arrivare alle minacce di veto avanzate dal Presidente francese Macron a fine agosto. A mettere sotto i riflettori dell’opinione pubblica i rischi dell’accordo transatlantico sono stati gli incendi che hanno devastato l’Amazzonia la scorsa estate, unitamente al tardivo intervento del Presidente brasiliano Bolsonaro per estinguerli e al drastico cambio di passo del suo governo in materia di salvaguardia ambientale, che secondo diversi osservatori avrebbe appunto aperto le porte all’intensificarsi dei roghi. 

 Cuore del trattato commerciale e suo capitolo più caldo è infatti quello dell’agricoltura, lattiero-caseario e delle carni – corrispondenti al 43% di esportazioni totali dal Mercosur all’Unione europea – e delle relative misure per garantire standard ambientali e di sicurezza alimentare condivisi. La possibilità di incrementare le esportazioni in questi settori fra i due Continenti costituisce un potente incentivo da parte dei governi ad aumentare i volumi delle produzioni intensive ed estensive negli ambiti corrispondenti, allentando le misure di controllo effettivo contro quelle deforestazioni che aprirebbero nuovi spazi alle superfici coltivabili e per gli allevamenti.

(da: pixabay.com)

L’assenza di effettivi meccanismi di tutela e controllo degli standard ambientali contenuti nell’accordo commerciale, riflesso del carattere inter-governativo e volontario degli accordi del COP 21 di Parigi sul cambiamento climatico, sono al centro delle preoccupazioni da parte dei parlamenti, organizzazioni e forze politiche schieratesi contro la finalizzazione dell’accordo. 

 In Italia è la campagna Stop TTIP – CETA a chiedere adesso alle forze parlamentari e al governo di unirsi all’Austria nel bocciare l’approvazione di un trattato che mina la tutela dell’ambiente e i diritti delle comunità indigene dell’Amazzonia, mettendo allo stesso tempo a repentaglio gli standard alimentari, ambientali e sociali a livello europeo. “Ci aspettiamo una chiara presa di posizione anche da parte del Parlamento e del Governo italiano”, ha dichiarato Monica Di Sisto, portavoce della campagna, “perché va imposto un deciso cambio di rotta all’agenda di liberalizzazioni commerciali dell’Unione Europea, mettendo al centro la priorità della salvaguardia ambientale, della lotta al cambiamento climatico e all’esclusione sociale. Il Parlamento austriaco ha dimostrato che si può fare. Che l’Italia adesso faccia la sua parte, soprattutto ora alla vigilia dello sciopero globale per il clima dei Fridays for Futures del 27 settembre nel momento in cui il nostro governo si propone di mettere in campo un Green New Deal”.

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