Ecosostenibilità

Cambiamenti climatici, Alfonso Pecoraro Scanio: «Occorre dichiarare l’Emergenza Climatica»

Il problema relativo ai cambiamenti climatici è l’argomento principale nell’agenda sociale e culturale di tutti i Paesi, diventa fondamentale sensibilizzare le persone sul problema riguardante l’ecosistema.

È del tutto evidente che si sente l’esigenza di aumentare la consapevolezza della nuova sfida sociale e culturale del XXI secolo, evitando di parlare soltanto di catastrofi legate ai cambiamenti climatici. Assume una valenza prioritaria cambiare il nostro approccio culturale nei confronti dell’ambiente per valorizzare la sua ricchezza ed evidenziare il suo ruolo nel contesto sociale. I comportamenti della popolazione sono fondamentali se vogliamo salvaguardare il pianeta, tenendo in considerazione una approfondita conoscenza del rischio ambientale. Il livello di inquinamento raggiunto è sorprendente, preoccupa la sostenibilità ambientale nell’immediato futuro. Con Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente della Fondazione UniVerde, intendiamo approfondire l’argomento cercando di soffermare l’analisi sulle azioni da mettere in campo, senza tralasciare il ruolo della cultura nei confronti dei cambiamenti climatici.  

Quali iniziative politiche è necessario avviare in tempi rapidi?

«Occorre subito dichiarare l’Emergenza Climatica e varare una legge per la transizione energetica che consenta una rapida uscita dalla dipendenza dai combustibili fossili passando a 100% rinnovabili; avviare un piano di adattamento ai cambiamenti climatici che riduca danni e rischi a partire da quelli idrogeologici creando occupazione; sostenere una conversione ecologica dell’economia con bioeconomia circolare e con particolare attenzione all’agricoltura; creare un’autorità mondiale per la difesa di foreste, mari e biodiversità con risorse necessarie e possibilità di pronto intervento con “caschi verdi” dell’Onu, come richiedono i disastrosi incendi di Siberia e Amazzonia».

Come stanno reagendo gli altri paesi?

«Vedo più coraggio nelle Istituzioni locali come i Comuni e le Regioni anziché molti governi nazionali che firmano tutti i proclami per evitare cambiamenti climatici catastrofici ma poi non approvano e attuano azioni coerenti. Certo, alcuni Paesi sono più sensibili ma, negli ultimi anni, più che nei governi e nei parlamenti sembra crescere la consapevolezza della società civile, del mondo universitario e perfino di quello delle imprese e della finanza. Speriamo che questa sensibilità acceleri una svolta davvero ecologista».

Quanto incidono i comportamenti sociali e che ruolo svolge la cultura ambientale?

«Proprio la conoscenza dei rischi sempre più gravi del “non agire” ed anche delle opportunità offerte da tecnologie innovative e dai saperi tradizionali può aiutarci. Per esempio ho avviato con un grande portale di influencer una campagna per diffondere modelli di vita #noplastic o almeno #lessplasticisMorelife e stiamo ottenendo un buon impatto. Dobbiamo diffondere una cultura ambientale non solo accademica ma popolare, facendo divenire disdicevoli e socialmente negativi alcuni comportamenti nemici dell’ambiente e usando anche i social e non solo i convegni».

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