Politica

Crisi sociale in Iran

Proteste in molte città dopo il rincaro dei carburanti. Morti e feriti a causa delle violenze. Teheran: “Potenze straniere dietro cortei”.

L’Iran è nel caos da giorni a causa dell’incremento del prezzo del carburante, deciso dal governo, entrato in vigore lo scorso 15 novembre. La razionalizzazione consente a ogni cittadino di effettuare rifornimento dei propri veicoli,  spendendo circa 40 centesimi di euro al litro, fino all’acquisto di una quantità massima di prodotto pari a 60 al mese. Ciascuno di questi, superiore a tale soglia, porterà ad un esborso del doppio, facendo lievitare così il costo della benzina a 80

I motivi della scelta politica. Le autorità di Teheran vogliono aumentare le entrate per rafforzare i sussidi pubblici riservati alle fasce più povere della popolazione. Hanno spiegato infatti che buona parte di esse sono state colpite dagli effetti delle sanzioni americane varate dopo l’abbandono, da parte della nazione mediorientale in seguito alla medesima azione compiuta da Washington, dell’intesa sul nucleare stipulata con alcuni componenti della comunità internazionale.

I favorevoli e i contrari. La recente misura economica restrittiva è stata sostenuta anche dagli alti vertici dello Stato, a partire da Ali Khamenei. Il numero uno degli Ayatollah ha definito i manifestanti “criminali”, accusando le potenze straniere  di fomentare i cortei al fine di destabilizzare l’assetto politico del territorio dei Pasdaran.  Non è piaciuto a questi ultimi l’appoggio espresso, nei confronti dei sit – in, dal segretario di Stato americano Mike Pompeo. Le frasi scritte, dal numero uno della diplomazia di Donald Trump su Twitter, vengono viste come un’ingerenza indebita nei confronti dei rivoltosi.

Vittime delle proteste. Gli scontri tra i manifestanti e le autorità hanno portato all’uccisione di almeno 12 personeAmnesty International ha denunciato che ne avrebbero perso la vita 106 in 21 città differenti. 

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