Arte

I colori e il pennello sono i mezzi per esprimere noi stessi

L’arte, l’artigianato, la manualità, non sono solo attività creatrici di un prodotto materiale ma attraverso questi percorsi nel colore e nella materia l’uomo è in grado di esprimere se stesso, si modella, si conosce.

Per questo, l’arteterapia si rivela un percorso adatto a coloro che sentono il bisogno di manifestare istintivamente la propria interiorità senza l’utilizzo della parola, dell’intelletto: un modo per esorcizzare le nostre paure, lo stress di periodi difficili, l’esperienza che ci vede coinvolti in problematiche della salute. Esistono professionisti che mettono in pratica le proprie competenze a livello sociale ed educativo nell’affiancamento a figure altrettanto competenti come insegnanti, psicoterapeuti… Non è nemmeno raro che i pittori, gli scultori, i creativi stessi si vedano coinvolti in questa pratica, poiché già di per sé, l’arte è terapia. Il viaggio attraverso i colori e il loro uso è decisivo per leggere nell’interiorità dell’altro.

Questo è accaduto, per esempio ad una pittrice milanese, un’acquerellista, Maria Teresa Piantanida, in arte Mitti (Milano,’49). Per ben cinque anni (2008/2013) ha preso parte ad un progetto che l’ha vista protagonista, all’Università delle Donne di Brescia, ”Simone De Beauvoir”, di lezioni a fini terapeutici, organizzati dalla D.ssa Delfina Lusiardi. Doveva insegnare acquerello, ciò che più di tutto ama tutt’ora, con lo scopo di liberare la creatività attraverso le macchie del colore in coloro che avrebbero seguito il corso.

(Foto di: Maria Teresa Piantanida)

La sua arte si è così trasformata in una meditazione, in un certo senso, e lei stessa notò come la personalità delle donne coinvolte sia riuscita a fluidificarsi, a sciogliersi in quell’atto in cui le tonalità e le colorazioni si ammorbidivano sempre più sulla carta attraverso la presenza dell’elemento acqua. Le frasi che davano l’inizio ad ogni lezione si ripetevano come un mantra. Questo per trovare una centratura ideale allo svolgimento del compito da parte delle allieve. «Creiamo insieme il nostro capolavoro, il capolavoro siamo noi. – usava far ripetere Mitti – Dipingere la gioia di esprimere il cuore nel colore… la vita si scioglie, alle vie del cielo la vibrazione arriva…Senza il ritmo la pittura è statica… Movimento è vita, vita è colore, colore è gioia.» 

Arte come azione, movimento, continuo equilibrio della vita

Con Gregorio Mancino [’63, Mariano Comense (Co)] qualsiasi oggetto inutilizzato, colto nella sua casualità cambia identità, diventa arte. I colori e i loro variabili accostamenti sono lo sfondo dei cieli della sua quotidianità e diventano quelli di tutti coloro che hanno l’opportunità di interagire con lui. «Essere artisti vuol dire non solo usare le mani, come può fare un manuale o le mani e la testa come farebbe un artigiano, ma anche il cuore. È una frase di San Francesco, però cerco di attuarla ogni giorno. –

(Foto di: Gregorio Mancino, Il cuore più grande del mondo)

Racconta Gregorio – I materiali che utilizzo sono tutti quelli che mi vengono incontro; l’acrilico è un buon colore. Non è che i materiali li cerco io ma son loro che vengono da me. Ed allora… Un pezzo di uno scuter abbandonato diventa un pescecane, il pezzo di un parafango diventa la gobba di un cammello; così la mente inizia a vagare.»La sua allegrezza è rivoluzionaria poiché è in grado di cambiare ciò che lo circonda. Fondatore della Moviment Art, che concepisce la pittura come costante movimento, Gregorio Mancino non solo usa dipingere a bordo dei sui pattini a rotelle, per non parlare di altri mezzi di trasporto, ma sfida i confini materiali degli stati e i limiti psicologici delle persone per portare una parte di sé in ogni dove, nutrendo il pianeta con la sua solidarietà. Per Gregorio l’arte non è una terapia, ma il modo di mettere insieme delle energie. Dal momento in cui ha deciso di dedicare il suo talento alle persone che non stavano bene, ha iniziato a dipingere le mura negli ospedali, coinvolgendo i bambini e gli insegnanti a partecipare attivamente nel disegno, nella scelta dei colori, ognuno poteva comunicare attraverso la fantasia; è stato a Mosca, Varsavia, Bruxelles, in Madagascar, a Lione, in Palestina, a Bucarest, per differenti progetti, tutti legati tra loro da un’etica del sorriso, della comunicazione non verbale. In questa dinamica nasce nel 2014 “Il cuore più grande del mondo”, realizzato da bambini provenienti da tutte le parti del mondo. Composto dall’insieme di ben tremila cuori di dimensioni ridotte, ha ricoperto la superficie della Piazza su cui sorge la nuova sede di Regione Lombardia. Il ricavato è stato donato all’Associazione cardiopatici del dottor Frigiola che opera i bambini di tutto il mondo.

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