Lab giornalismo

LE PAROLE VANNO AL FRONTE

Putin adotta una chiara politica mediatica in quella che è senz’altro anche una guerra d’informazione

di Lisa Flor

La grande macchina della propaganda russa non dorme mai e i suoi due motori, censura e
media, agiscono sinergicamente, facendo leva su terrore e isolazionismo culturale. 
Il Cremlino minaccia fino a 15 anni di carcere per chi diffonde notizie false sul conflitto, e immediata è la reazione delle testate indipendenti russe che riducono drasticamente l’informazione.

Vittime sono anche le emittenti Tv occidentali che, a inizio marzo, sospendono le attività per tutelare gli inviati; molte di queste sono già tornate sul campo, ultima la Rai.
Ulteriore bersaglio per i censori è Internet: il Roskomnadzor ha bloccato i principali social media e sta provvedendo a debilitare l’accesso tramite VPN. L’obiettivo russo è centralizzare le reti tramite RuNet, una rete ermetica che permetterebbe al Paese la disconnessione dal web.

L’Europa risponde bandendo le testate russe Sputnik e Russia Today, mentre Anonymous blocca i siti governativi e Google impedisce a Mosca l’acquisto di pubblicità online.
Nel contesto di quella che è anche una guerra d’informazione, dunque, tra i fronti cruciali quello mediatico si conferma sempre più denso di azioni e contromisure.

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