Antropologia

L’identità culturale

L’uomo è scrigno prezioso di cultura e storia. Ogni popolazione è custode di inestimabili bagagli culturali fatti di tradizioni e credenze.

Perdere il contatto con le tradizioni, vuol dire tenere stretta un’identità evanescente. Siamo quel che siamo e se lo siamo un motivo ci sarà, bisogna scoprire e riaffermare le memorie per poter affermare noi stessi.

Ma tutto questo da solo non basta. È importante incontrare anche le memorie degli altri e con esse avviare un confronto. Un pensiero forse banale, ma in una società dove l’inclusione e l’uguaglianza vengono meno, forse sarebbe giusto ricordare che solo conoscendo gli altri possiamo avere piena coscienza di noi.

“Non bisogna mai avere paura dell’altro perché tu rispetto all’altro sei altro” dice Andrea Camilleri. La paura dell’altro si ricollega alla scarsa conoscenza del prossimo e lo stesso vale per gli altri nei nostri confronti. D’altronde è sciocco pensare di comprendere a pieno questo ‘altro’ se di se stessi non si sa nulla. Spesso le nuove generazioni hanno poca consapevolezza di chi sono realmente, e ciò può portare a seri problemi: scomparsa delle tradizioni (custodi di preziosi insegnamenti) e perdita della propria storia.

Questo vale per tutti, con la terribile conseguenza che non si avrà la possibilità di avviare processi di reciproci incrementi culturali. 

È nella natura dell’uomo andare alla ricerca di antichi passi compiuti da qualcuno prima di lui. 

Senza cognizione di quel che è stato non sarebbe possibile fantasticare su quel che potrebbe essere e non ci sarebbe nessuna prospettiva futuristica realizzabile. Impariamo a imparare da noi stessi per poter comprendere meglio gli altri. Questa nuova rubrica propone un lungo viaggio alla scoperta delle nostre memorie e l’incontro/confronto con quelle degli altri. 

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