Medicina

VAIOLO DELLE SCIMMIE: CI DOBBIAMO PREOCCUPARE?

È la malattia del momento, anche se ne faremmo volentieri a meno, è Il vaiolo delle scimmie, una rara malattia infettiva virale presente perlopiù nei paesi tropicali dell’Africa centrale e occidentale, osservata per la prima volta nel 1958 nelle scimmie di laboratorio Macaca fascicularis.

Tornata alla ribalta per alcuni casi (anche se dai contorni non molto chiari), colpisce i roditori e può essere trasmessa ai primati tramite morsi di animali infetti o col contatto con sangue e fluidi corporei o ancora attraverso la consumazione di carne infetta poco cotta o contaminazioni varie. Ma la vera novità è la trasmissione da uomo ad uomo che spinge un po’ più su l’asticella dell’allarme.

Attenzione però a non commettere l’errore di equipararlo al vaiolo vero e proprio, perché i tassi di diffusività, gravità e mortalità non sono nemmeno lontanamente paragonabili. Il tempo di incubazione poi varia tra 1 e 3 settimane.

I sintomi vanno dall’iniziale febbre condita da mal di testa, dolori muscolari e ingrossamento dei linfonodi (non presente nel vaiolo vero e proprio), alla formazione di lesioni cutanee lungo tutto il corpo. Si possono formare croste in viso, mani, piedi o anche dentro la bocca, piuttosto variabili in quanto a numero ed estensione. Il decorso della malattia è direttamente proporzionale alle trasformazioni di queste lesioni che, in 2-4 settimane, si trasformano in vescicole e poi in croste.

Generalmente si esce dalla malattia senza danni permanenti, magari con qualche cicatrice o con lo scolorimento della pelle, tuttavia alcuni pazienti vanno incontro a polmoniti, encefaliti e sepsi o anche a perdita della vista se le lesioni interessano gli occhi e, nei casi più gravi, vanno incontro alla morte.

(da: pixabay.com)

Esistono due tipi di vaiolo delle scimmie: quello localizzato nell’Africa Centrale raggiunge tassi di mortalità dell’11% mentre quello dell’Africa Occidentale presenta una forbice tra l’1 e il 3,6%. C’è da notare però che i dati sono fortemente influenzati dalle carenze, in questi territori, di una sanità adeguata.

Ad oggi non esiste una cura vera e propria, essendo una malattia virale la priorità è gestire i sintomi già presenti. Il vaccino del vaiolo umano sembra essere parzialmente efficace anche per il vaiolo delle scimmie, tuttavia esiste anche un vaccino attenuato specifico con somministrazione di due dosi ad almeno 28 giorni di distanza.

Ma qual è la situazione attuale del vaiolo delle scimmie? Il primo caso in un uomo è stato confermato giorno 6 maggio 2022 nel Regno Unito, il soggetto tornava da un viaggio in Nigeria. Il proliferare di casi ha portato la malattia anche in Italia, tra metà e fine maggio, con almeno tre casi accertati. Consequenziale l’attivazione di una task force di esperti dell’ISS per monitorare la situazione nazionale.

Insomma tenere alta la guardia ma non preoccuparsi eccessivamente, è questo quello che emerge dai dati in nostro possesso oggi.

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