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Il Cile: passato e presente

Il Cile come ai tempi di Pinochet. La crisi interna fa cancellare l’appuntamento internazione sul clima.

Il Cile è uno dei Paesi più affascinanti dell’America Latina. Paesaggi suggestivi si estendono dai tropici fino a quasi il circolo polare. Questo spettacolo è oggi offuscato da una drammatica crisi interna che riporta la memoria ai sanguinosi eventi che hanno consegnato il potere nelle mani del Governo dittatoriale di Augusto Pinochet nel 1973.

Il colpo di Stato dell’11 settembre 1973 rovesciò il Governo di Unità Popolare composto da socialisti e comunisti guidato da Salvador Allende, ponendo fine alla sperimentazione della “via cilena al socialismo”, e portando alla costituzione di una feroce dittatura militare guidata dal Generale Augusto Pinochet, che con un ordine forte, consolidò il proprio potere macchiando di delitti e di violazioni dei diritti umani ogni oppositore. Questo passaggio segnò profondamente la storia del Cile. 

(da: pixabay.com)

Il colpo di Stato militare va visto, compreso e analizzato attraverso le vicende che hanno caratterizzato la Guerra Fredda poiché fu una risposta al tentativo di Allende di fare del Cile una nuova Cuba. Il golpe militare organizzato probabilmente con l’appoggio degli Americani aveva un obiettivo antisovietico: liberare il Paese dal giogo marxista-leninista. Diversi documenti mettono in evidenza il coinvolgimento del Presidente Richard Nixon, del Consigliere per la Sicurezza Nazionale Henry Kissinger e della CIA in questa azione anticomunista. Il golpe ebbe un’influenza politica in tutto il mondo e l’eco di questo avvenimento si fece sentire anche in Italia. L’appoggio americano a Pinochet fu, quindi, un messaggio chiaro e deciso, diretto a tutti i Paesi socialisti ad ovviare alla nascita di Governi di ispirazione socialista anche se eletti attraverso consultazioni democratiche.

Anche oggi il Cile sta attraversando un momento particolarmente difficile. I cileni sono disperati. Proteste e rivolte contro il carovita hanno colpito il Paese andino. La crisi ha radici assai profonde. La corruzione, la diseguaglianza sociale, il progressivo aumento del costo della vita e il malcontento popolare hanno trovato, in un tessuto praticamente lacerato, terreno fertile per dare sfogo a manifestazioni a Santiago, nella capitale e nelle principali città. L’economia del Cile sta crescendo stabilmente, ma alla crescita economica non corrisponde un adeguato aumento del reddito della popolazione.Il controllo delle forze di sicurezza non riesce a frenare le proteste dei cileni che sono in forte mobilitazione per difendere i propri diritti e chiedere al Governo un cambiamento del sistema anacronistico e profondamente iniquo ereditato dalla dittatura di Pinochet (1973-1990). Il Presidente Sebastian Pineira sostiene che le proteste siano una guerra per procura scatenata dalle infiltrazioni di venezuelani e cubani che vogliono rovesciare il modello liberale e democratico di maggior successo in America Latina. 

Ogni giorno a Santiago e nelle principali piazze si aggrava il bilancio contro il malcontento popolare, morti e centinaia di arresti. Questa situazione ormai si prolunga da alcune settimane, non accenna a fermarsi e avrà sicuramente ripercussioni a domino in tutto il continente latino-americano. La grave crisi sarà un duro colpo per l’immagine del Paese costretto a rinunciare a due importanti impegni internazionali: al Vertice dell’Apec (Asia-Pacific Economic Cooperation) e alla Conferenza mondiale sul clima in agenda rispettivamente per il 16 e 17 novembre e dal 2 al 13 dicembre. Una scelta sofferta, ma nello stesso tempo necessaria, per poter concentrare gli sforzi, ristabilire l’ordine pubblico e decomprimere la tensione nelle piazze.

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