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LINGUAGGIO SOCIAL E DIVARIO GENERAZIONALE

Negli ultimi anni, con lo sviluppo e la diffusione sempre più veloce dei social media e della comunicazione globale anche la lingua, tutte le lingue, hanno subito mutamenti.

Si tratta di cambiamenti operati e guidati dai giovani, dagli adolescenti in primis, promotori di significati nuovi, di un linguaggio e un gergo a volte completamente sconosciuti alle generazioni “pre-social”, che spesso provano ad adattarsi con maldestri tentativi, come la ricerca di affermazione di una giovinezza che si perde velocemente se non si riesce a stare al passo con i tempi che sono in continuo mutamento.

Una lingua fatta di abbreviazioni, di inglesismi e americanismi. Like, post, stories, sono parole nuove, introdotte dai giovani per i social.

Questo vuol dire che gli adolescenti e i social stanno rovinando la lingua italiana? Non tutti ne sono convinti.

Vera Gheno, sociolinguista, per anni social media manager del profilo Twitter dell’Accademia della Crusca ha affermato, che “quello che si vede sui social non è una catastrofe di dimensioni bibliche, ma solo lo specchio di quello che accade fuori, nella lingua di tutti i giorni”.

A tal propostito, esistono delle vere e proprie fazioni contrapposte.

I tradizionalisti, che vedono in questo cambiamento la perdita dell’identità dell’Italia e di ciò che la rendeva un illustre Paese di poeti e scrittori, della Divina Commedia, del Fanciullino, di D’Annunzio, Petrarca e tanti altri poeti e scrittori. Convinti che un cellulare e un computer stiano spingendo i giovani lontano dall’uso corretto dei verbi, dei sostantivi, semplicemente lontano dall’interesse per la conoscenza e l’approfondimento della lingua.

(da: pixabay.com)

D’altro canto c’è chi giustifica ed apprezza la nuova lingua degli adolescenti proprio perchè è la lingua di tutti, quella che si può imparare pur non studiando il latino o la letteratura. Che mette tutti nella condizione di poter comunicare, di potersi esprimere e fare gruppo, modificando le classi sociali, non più basate sulle possibilità economiche, ma proprio sulla capacità di essere uguali agli altri nel modo di parlare, di gesticolare, di usare le emoji e le gif giuste, per rendere chiaro un concetto pur senza usare “il buon vecchio italiano”. Certo, anche questa è una lingua da imparare, per essere accettati e considerati parte di un gruppo, di una generazione.

Insieme alla lingua, anche le aspirazioni degli adolescenti si sono “evolute” con il tempo. I social non sono soltanto un passatempo o una rete per comunicare facilmente anche a distanza, ma diventano sempre più spesso la ricerca di una affermazione, di fama e di un lavoro vero e proprio. Lo youtuber, la fashion blogger, l’influencer, il tiktoker. Questi i nuovi lavori a cui aspirano gli adolescenti e che permettono di guadagnare e anche bene, acquisendo followers e likes, diventando quindi necessariamente padroni di quel linguaggio, un po’ italiano, un po’ inglese, senza il quale non si è abbastanza al passo con i tempi.

Anche il linguaggio non verbale, quello dell’espressione delle emozioni, dapprima legato al tono della voce, al movimento del corpo, al rossore del viso, oggi si esprime attraverso un linguaggio e delle immagini nuove. Una faccina che sorride, gli occhi a cuoricino, una emoji che piange, sono le nuove modalità, social e giovanili, per esprimere sensazioni ed emozioni. Ma è davvero facile condividere un’emozione o un sentimento attraverso delle faccine o delle gif, in modo che siano veramente espressi e sentiti dall’altra parte dello schermo?

Forse questo, ancora più che il linguaggio, è ciò che crea una spaccatura tra il passato e il presente, ciò che divide le generazioni, rendendo agli adolescenti di oggi più fragili e meno capaci di esprimere apertamente le emozioni, rischiando che si espanda del fenomeno definito analfabetismo digitale.

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