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CASO PALOMBELLI: PERCHÉ NON SIAMO ANCORA PRONTI A SCONFIGGERE IL FEMMINICIDIO

Finita al centro delle polemiche per le sue frasi discutibili, Palombelli chiede scusa ma la bufera non accenna a calmarsi.

(Dal profilo FB ufficiale di Barbara Palombelli)

La brutta vicenda che vede protagonista la giornalista Barbara Palombelli –  nonché volto noto del programma ‘Lo sportello di Forum’ – continua in queste ore a far discutere tra evoluzioni e aggiornamenti dell’ultimo momento degne di un dramma televisivo.

Tutto è accaduto lo scorso 16 settembre proprio all’interno del famoso programma giuridico. Durante la puntata dedicata alle violenze domestiche, la giornalista e conduttrice si rivolge al pubblico con l’opinabile quesito: “A volte è lecito anche domandarsi: questi uomini erano completamente fuori di testa, completamente obnubilati? Oppure c’è stato un comportamento esasperante, aggressivo anche dall’altra parte? È una domanda, dobbiamo farcela per forza, perché dobbiamo, in questa sede soprattutto che è un tribunale, esaminare tutte le ipotesi”.

E la domanda scatena una vera e propria bufera mediatica. Uomini, donne, rappresentanti politici e personaggi famosi si sono mobilitati per ribadire che no, la violenza non va mai giustificata. Tra le reazioni più forti c’è quella di Patrizia Cadau, consigliera M5S di Oristano, che risponde alla Palombelli ripubblicando una foto in cui mostra evidenti segni di violenza sul volto.

A placare la polemica non sono bastate neanche le scuse della stessa giornalista che con un intervento a Quarto Grado afferma di essere stata fraintesa:

“Chiedo scusa se qualcuno sentendo quella frase ha pensato che potessi essere complice di chi commette un delitto, ma il mio era un discorso diverso. Sono sempre stata in prima linea contro la violenza sulle donne – prosegue Palombelli – essere messa tra le persone che giustificano la violenza mi ha provocato grande malessere. Ieri abbiamo spiegato come disinnescare la rabbia, ma nessuna rabbia può giustificare un omicidio”.

Ma il mea culpa televisivo è riuscito a fomentare ancor di più, se possibile, le critiche, spingendo le Commissioni per le pari opportunità Fnsi (Federazione Nazionale della Stampa), Usigrai (Unione Sindacale Giornalisti Rai) e Cnog (Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti) a presentare un esposto ufficiale per chiedere al consiglio regionale dell’Ordine del Lazio l’apertura di un procedimento disciplinare nei suoi confronti.

(Dal profilo FB ufficiale di Barbara Palombelli)

La conduttrice decide, quindi, di reagire e – come riporta l’Ansa – nei giorni scorsi utilizza i social per diffondere la replica alle diverse accuse: “Sono stata vittima di una diffamazione senza precedenti. Il mio nome, accostato alla istigazione e alla giustificazione della violenza sulle donne. Tutti coloro che si sono resi protagonisti di questa palese falsità ne risponderanno in tribunale”.

Ma il nuovo dietrofront della Palombelli cambia ancora le carte in tavola. Oggi, 20 settembre, la giornalista interviene nel programma No stop news su Rtl 102.5 per chiedere scusa e per assumersi la responsabilità di quanto detto durante la sua trasmissione, ponendo anche l’accento sull’odio ricevuto tramite i social media.

Quello della violenza sulle donne non è certo un tema semplice da affrontare e analizzare. E nel bene o nel male, il caso Palombelli sta insegnando a tutti qualcosa. Insegna che la strada per sconfiggere la piaga del femminicidio è ancora lunga. Insegna che lapsus freudiani smacchiati attraverso scuse, più o meno sentite, sono il risultato non di scivoloni linguistici ma di un retaggio culturale che, seppur inconsciamente, ancora sopravvive e che vuole carnefici esasperati e vittime colpevoli.

E ancora, insegna che l’odio sorge facilmente e ancora più facilmente si diffonde tramite quei social che riuniscono masse inferocite pronte a salassare senza remore l’imputato di turno. 

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