Alla luce degli ultimi episodi di cronaca si rende indispensabile una seria riflessione sull’utilizzo dei social perché le parole possono fare molto male e avere, come dimostrato dai fatti, tragiche conseguenze!
La ‘bufera social’, la cosiddetta shitstorm, rende urgente una riflessione sui rischi della ‘gogna mediatica’; mentre il personaggio pubblico sa che fa parte del gioco, la gente comune una volta che sente lesa la propria dignità fa molta fatica a superare questa fase come se nulla fosse e questo può portare, talvolta, anche a gesti estremi, proprio perché la discussione a cui è sottoposto chi sbaglia o è solo accusato di aver sbagliato porta ad estendere l’interesse sul caso anche al di fuori dalla cerchia degli addetti ai lavori.
Alcune clamorose vicende hanno influito a portare all’attenzione collettiva l’insistenza del fenomeno, basti pensare alla ristoratrice che si è tolta la vita perché probabilmente non è riuscita a sopportare gli insulti basati sul sospetto che avesse creato una recensione sfavorevole sulla presenza nel suo locale di gay e disabili per farsi pubblicità. Solo ipotesi di reati ancora da accertare per i quali non si possono anticipare giudizi.
A parere di chi scrive, un conto è disapprovare un comportamento, o segnalare un errore, o riferire a tempo debito un’ipotesi di reato, un altro è offendere e invitare, intenzionalmente o meno, il popolo del web all’odio nei confronti del bersaglio di turno. Sicuramente è corretto esprimere le proprie opinioni, ma con senso di responsabilità e moderazione, senza anticipare giudizi.
Il web a molte persone appare come un luogo sicuro e solo quando qualcosa prende una direzione diversa rispetto alle intenzioni iniziali ci si accorge che non lo è; in effetti i social sono orientati a dare rilevanza ad argomenti che generano interesse e diventano virali con la conseguenza che ciò autorizza alcune persone a sentirsi legittimate nell’esprimere esprimere giudizi inaccettabili.
Occorre cessare la gogna mediatica perché ogni tipo di violenza, anche verbale, al pari dei gesti che attentano alla sicurezza di persone o animali non indicano un comportamento civile e responsabile da parte delle comunità che, al contrario, devono distinguersi per i valori di accoglienza e comprensione, oltreché per principi etici di tolleranza e contro ogni forma di aggressività.