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Attualità

I RAGAZZI FRAGILI DEL POST PANDEMIA

Come stanno reagendo? Come stargli accanto?

di Hieu Van da Pixabay

Il Covid -19 ha modificato le interazioni sociali in maniera drastica per tutti: il distanziamento sociale ha evitato il contatto fisico, i dispositivi di protezione individuali hanno impedito hanno impedito il riconoscimento delle espressioni del volto: indicatori di forte impatto sulla socialità tra le persone.

Se di tali cambiamenti hanno risentito gli adulti, dotati di una solida struttura caratteriale e mentale, i ragazzi nella fragile fascia adolescenziale hanno accusato un duro colpo in quanto il lockdown riducendo le attività sportive e costringendoli a casa ha modificato con la didattica a distanza anche le modalità di apprendimento e di organizzazione dello studio. Se è facile perdere la concentrazione in un’aula in presenza, guidati dalla spiegazione di un docente, rimanere concentrati davanti ad uno schermo può ridurre notevolmente l’attenzione e il coinvolgimento nelle attività didattiche.

Ragazzi e disagio psichico

Da sempre l’adolescenza è considerata età di grandi cambiamenti e trasformazioni; si tratta di un’età vulnerabile nella quale i giovani sono chiamati a ridefinire i propri valori attraverso l’incontro con persone al di fuori del loro nucleo familiare e a costruire la propria rete relazionale.

Questa ricchezza di input è stata indebolita dal Covid-19: attualmente gli adolescenti sono profondamente cambiati rispetto ai coetanei dell’era pre-pandemica e la differenza più allarmante è costituita dalla loro salute mentale, come confermato dai dati di alcune analisi.

Secondo il rapporto UNICEF l’impatto della pandemia potrebbe avere ripercussioni negative sulla loro igiene mentale nel lungo periodo. Si tratta del futuro di milioni di ragazzi e ragazze che sempre secondo i dati UNICEF possono essere quantificati in 89 milioni di ragazzi e 77 milioni di ragazze tra i 10 e i 19 anni.

Da un rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) che ha recentemente analizzato le famiglie italiane con figli minori di 18 anni è emerso che nel 71% dei bambini maggiori di 6 anni sono insorte problematiche comportamentali e sintomi di regressione; negli adolescenti, invece, i disturbi più frequenti sono di tipo psicosomatico, come la sensazione di mancanza d’aria, forme di ansia o legati al sonno.

Altre evidenze scientifiche sul tema provengono da un’indagine commissionata dal Consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi secondo cui si registra un aumento del 31% di pazienti in terapia con meno di 18 anni, tra questi 1 su 2 vive un disagio psicologico e 1 su 10 manifesta un disturbo psichico.

Come supportare i giovani?

Viene naturale porsi tale interrogativo a supporto dei ragazzi e delle loro famiglie: per un aiuto concreto ai genitori è necessario coinvolgere professionisti sanitari per promuovere concretamente la salute in ambito psicologico e neuropsichiatrico, in collaborazione con scuole, enti locali e realtà territoriali del terzo settore. Per rinforzare la rete di aiuto agli adolescenti e alle loro famiglie è necessario promuovere comportamenti di prevenzione sanitaria con attività informative ed educative, favorire l’integrazione interdisciplinare con la creazione di nuove reti di contatto e apprendimento per gli studenti, anche con il contributo dei finanziamenti dei fondi PNRR per il contrasto alla dispersione scolastica.

Il sopracitato rapporto ISS consiglia poi delle accortezze quotidiane in cui invita a ricreare nuove abitudini e ritmi per uno stile di vita sano ed equilibrato, esprimendo fiducia e supporto ai ragazzi, con l’accortezza che, qualora si notassero segnali di disturbo non vengano ignorati o sottovalutati ma si ricorra al supporto di specialisti.

Non esiste un unico modo per aiutare gli adolescenti in difficoltà: solo con un approccio sinergico ed integrato possiamo supportarli in modo concreto ed efficace trasmettendo loro sia come figure genitoriali che come educatori il messaggio di fiducia “Ti ascolto e ti sono vicino perché tu mi interessi come persona”.

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