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Economia

L’ITALIA DELLA MODA: UNA LEVA PER LA RIPRESA POST COVID

La moda rappresenta la seconda industria manifatturiera del nostro Paese e costituisce un patrimonio al quale l’Italia non può rinunciare, seppur alle prese con l’emergenza sanitaria ed una pandemia che sta gravando notevolmente sul tessuto economico-sociale.

In effetti il mondo sta cambiando e mai come ora si evidenzia l’esigenza di riflettere sull’importanza di costruire un legame forte tra il tessuto imprenditoriale del comparto ed il tessuto sociale, in particolare il made in Italy interpreta nel mondo non solo i valori di bellezza e qualità dei prodotti, ma anche quelli di una produzione sostenibile dal punto di vista sociale, etico ed ambientale.

L’Italia può posizionarsi nel contesto internazionale come fabbrica del bello, serve, però, una visione condivisa, un’unità di filiera sulla necessità di conoscere anche il valore economico delle competenze lungo tutti gli anelli della catena imprenditoriale nei confronti delle aziende straniere del settore. E l’Italia non può permettersi di indebolire la filiera in quanto tutto il sistema moda nazionale ne risentirebbe.

Le linee guida del fashion ormai sono essenzialmente ecosostenibilità, qualità ed accessibilità economica. Da un’indagine effettuata da Pixdata con l’obiettivo di creare un osservatorio del Made in Italy per anticipare le richieste dell’audience e suggerire insight di mercato ad imprenditori e aziende del settore è emerso nei confronti del Made in Italy un indice di negatività del 35% che aumenta ulteriormente quando si parla di qualità ed ecosostenibilità. Gli utenti coinvolti nella ricerca appartengono alla generazione Z (35%) e alla generazione dei millennials (32,1%): sono caratterizzati da apertura mentale e predisposizione al cambiamento superiori alla media, ma, al contempo, hanno un potere di acquisto basso.

E’ quindi necessario ripensare al made in Italy attraverso soluzioni che permettano all’audience di acquistare abiti di qualità, ecosostenibili e ad un prezzo contenuto. Si guarda a modelli come quelli del noleggio e del riuso. Esistono, infatti, nuovi business digitali in abbonamento che stimolano il riuso, pongono l’accento sulla redemption del cliente, lasciando ampi spazi ai  costi di acquisizione, che oggi  rappresentano la grande criticità degli E-commerce.

Solo per fare un esempio, basta sottoscrivere un abbonamento mensile e scegliere quattro capi rispondenti al proprio codice estetico che, quando si vorrà potranno essere inviati al proprio domicilio, se non dovessero soddisfare le proprie esigenze, ne possono essere sostituiti uno, due, tre, o, anche tutti e, scegliendo nuovi prodotti dal catalogo verranno spediti direttamente a casa in cambio dei precedenti.

Nel settore si attendono importanti cambiamenti a causa di una generale ed importante contrazione; è necessario adottare strumenti adeguati per favorire la ripresa di un comparto che insieme al turismo e alla cultura può costituire la leva strategica per evitare che all’emergenza sanitaria possa seguire una débacle economica.

Come sosteneva Coco Chanel:<<La moda non è qualcosa che esiste solo negli abiti. La moda è nel cielo, nella strada, la moda ha a che fare con le idee, il nostro modo di vivere, con cosa sta accadendo>>.

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