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ELISABETTA II: L’ULTIMA REGINA

La regina Elisabetta II di Windsor si è spenta l’8 settembre in Scozia, a Balmoral, mettendo fine al regno più lungo della storia d’Inghilterra e del mondo.

A succederle è il figlio Carlo, ora Re Carlo III e future generazioni di re.

Sì, perché dopo Carlo, la discendenza non prevede future regine, e per questo bisognerà aspettare ancora molto prima che il motto inglese torni a essere “God save the Queen”.

Uno scossone per la maggior parte degli inglesi, che nel corso delle proprie vite hanno conosciuto una sola sovrana che, come da suo giuramento al momento dell’incoronazione, ha dedicato la sua intera e lunga vita al popolo, al suo Paese e alla famiglia reale. Uno scossone anche e soprattutto perché con Elisabetta II la monarchia in Gran Bretagna è diventata un simbolo; ella stessa ha era il volto dell’Inghilterra.

Salita al trono dopo la morte del Padre, Giorgio VI, ha regnato per 70 anni, raggiungendo il “giubileo di platino” e superando di 7 anni quello che prima di lei era stato il regno più longevo della storia, quello della regina Vittoria, sovrana dal 1837 al 1901.

Due donne, due sovrane legate, non solo dal sangue (Vittoria era infatti trisavola di Elisabetta), ma anche dal fato.

Entrambe, infatti, non erano destinate a regnare. Edoardo, quarto figlio di re Giorgio III e padre di Alexandrina Victoria, nome di battesimo della regina, morì quando ella aveva soltanto 8 mesi, e nessuno dei suoi cugini sopravvisse oltre l’infanzia.

Regina per fato anche Elisabetta, che divenne erede al trono all’età di 10 anni, quando il re Edoardo VIII abdicò per sposare la divorziata Wallis Simpson, e suo padre, Giorgio, prese il suo posto.

Pur se non apparentemente destinate a regnare, sono ricordate tra le più popolari e più amate sovrane della storia d’Inghilterra.

Regine, entrambe, che hanno dovuto fare i conti con un mondo di uomini in cui farsi valere e ascoltare, soprattutto da quelli a loro più vicini.

Tutte e due mogli di uomini forti, che mal tolleravano il fatto di stare un passo indietro alla corona, e che hanno dovuto rispettare tradizioni e doveri, a volte anche a scapito della serenità familiare, pur ponendo di fatto la famiglia al primo posto, fondamento per ottenere il consenso dei sudditi.

La popolarità della regina Elisabetta  è cresciuta nel corso degli anni, a partire da quando, grazie alle insistenze del principe consorte, ha accettato con reticenza di aprirsi ai mass media, di pronunciare in tv il discorso di Natale al popolo, rendendo la monarchia un po’ più vicina al mondo, e aprendo metaforicamente le porte del palazzo reale.

Mosse che hanno salvato una monarchia non sempre apprezzata, e da molti criticata, in un tempo disseminato di mine e crisi. Una di queste porta un nome, Diana Spencer. Ex moglie dell’attuale re, la principessa del Galles divenne, in pochissimo tempo, la figura più amata della famiglia reale, creando invidia e qualche problema a causa del suo carattere impossibile da “addomesticare”, insieme al rifiuto di accettare il tradimento del marito.

Donna complicata, provata da un matrimonio infelice, colpì la monarchia nel momento in cui se ne allontanò, portandosi via l’amore che il popolo dimostrava nei confronti della principessa del popolo, morta in un incidente che ancora oggi fa parlare il mondo.

Più abile nell’uso dei mezzi di comunicazione e consapevole del favore che potevano assicurare alla monarchia, la regina Vittoria si serviva della stampa per la pubblicazione di memoriali, lettere, progetti editoriali con cui sosteneva generi letterari in auge presso la borghesia, a cui la corona tendeva la mano. Oltre alla letteratura ha influenzato anche la moda, il costume e la religione.

Entrambe votate al consenso del popolo. Vittoria con un ascendente diretto e pervasivo, Elisabetta tramite un comportamento impeccabile orientato ai valori tradizionali.

Due donne, due esseri imperfetti, come tutti noi, ma che non hanno potuto di fatto permettersi l’imperfezione, la naturalezza, il desiderio di essere soltanto Drina e Lilibeth.

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