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Sovraffollamento penitenziari, 9 carceri su 10 oltre la propria capienza massima

L’allarme lanciato dal Garante nazionale dei diritti delle persone detenute al Parlamento italiano

Torna agli onori della cronaca nazionale la questione del sovraffollamento degli Istituti di pena italiani. Una problematica che, ciclicamente, viene posta all’attenzione dell’opinione pubblica e di quella delle autorità competenti per tentare di trovare una risoluzione definitiva ad una questione che è direttamente legata alla vivibilità nelle carceri sia dei detenuti sia di coloro che lavorano nei penitenziari. L’ultimo allarme in tal senso è stato lanciato, su dati del Ministero di Giustizia, dalla relazione al Parlamento del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà. La situazione a livello italiano, infatti, conta ben 60.472 reclusi su 50.514 posti in cella. “Nella top ten delle carceri più grandi d’Italia ben 9 su 10 hanno problemi di sovraffollamento con picchi di oltre il 66% di detenuti in eccesso rispetto alla capienza come a Lecce – spiega Uecoop, l’Unione europea delle cooperative. Fra i primi dieci istituti di pena per capienza sopra i mille detenuti – afferma Uecoop – il più grande è quello di Poggioreale a Napoli che sfonda del 44,3% la capienza regolamentare al quale si aggiunge un sovraffollamento del 41,7% a Secondigliano. Le altre grandi carceri in “overbooking” sono Rebibbia a Roma (+33,2%), Le Vallette a Torino (31,7%), Opera a Milano (+44,1%), San Vittore a Milano (+31,4%), Santa Maria Capua Vetere a Caserta (+27%) e il Pagliarelli di Palermo (+9%). L’unico istituto in regola fra i big è Bollate, nel milanese, che ha addirittura meno reclusi di quelli che potrebbe ospitare: 1.238 su 1.252 posti disponibili.Il mondo dietro le sbarre – sottolinea Uecoop – è uno dei più complessi da gestire sia per quanto riguarda la vita dei detenuti che per il rapporto con l’esterno e i percorsi di reinserimento sociale sui quali la cooperazione sociale è da sempre in prima linea sia per quanto riguarda i detenuti italiani che per gli stranieri, i più numerosi da Paesi dell’Est e dall’Africa, ai quali molto spesso manca una rete familiare a cui appoggiarsi una volta scontata la condanna.La cooperazione è uno strumento strategico per la gestione dei detenuti negli istituti di pena dove si paga il proprio debito con la giustizia ma dove in alcuni casi si può anche avere la possibilità – conclude Uecoop – di ricrearsi un percorso nella legalità attraverso progetti di istruzione, reinserimento lavorativo e sociale”.

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