Per la precisione 10mila militari, di cui 3.500 americani e 800 italiani, lasceranno il suolo di quello sfortunato paese dal prossimo primo maggio all’11 settembre, data divenuta tristemente iconica.
I nuovi scenari internazionali richiedono rapidi riposizionamenti strategici.
Sullo sfondo resta un territorio ingovernabile che è un mosaico di etnie, una popolazione composta per i due terzi da under 30 che ha conosciuto solo conflitti (non meno di centomila civili uccisi in vent’anni di attentati), una pressione talebana stringente e un’economia a pezzi.
Il disimpegno occidentale da quell’area è assai rischioso. Ma lo è ancor di più il futuro del martoriato popolo afgano.