Il valore del ricordo
La liberazione dal nazifascismo, la nascita della Repubblica, la strage di via Fani, il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro sono tutti episodi che vanno ricordati e che purtroppo, invece, vengono dimenticati a causa del disinteresse causato da tanta ignoranza.
IL ricordo degli eventi sopracitati si inserisce in quello di tante altre stragi e uccisioni di cui la nostra storia è tristemente intessuta. Ricordare significa anche cercare di immaginare di vivere quei momenti e chiedersi: ‘Io se fossi vissuto in quegli anni che cosa avrei fatto? Avrei avuto il coraggio di schierarmi? Con chi mi sarei schierato?’ oppure riflettere chiedendosi: ‘ Se mi fossi trovato a vivere dopo l’8 settembre 1943 cosa avrei fatto? Se un mio amico fosse stato arrestato in quanto partigiano, sarei andato a trovarlo in carcere? Avrei avuto il coraggio di difenderlo davanti al podestà del mio paese?
E’ necessario porsi queste domande in quanto la storia è fatta da uomini e donne che, vivendo in quel determinato momento, compiendo determinate scelte, costruiscono e cambiano la storia. Purtroppo chi ha vissuto veramente quegli anni tremendi non è più tra noi; possiamo però ascoltare attraverso film o documentari le testimonianze di quegli uomini e di quelle donne che, pur nella diversità delle scelte politiche si ritrovavano nel ricordo della comune battaglia. Mi tornano in mente le immagini di sacerdoti che nascondevano i ‘loro ragazzi’ nel confessionale affinchè non venissero deportati in Germania o che affrontavano mille pericoli pur di portare i conforti religiosi ai giovani che si erano dati alla macchia; penso anche alle donne che, rimaste sole, oltre al pensiero della povertà, dovevano difendere il proprio onore e quello delle loro figlie di fronte alla meschinità di certi uomini.
Affermare che il confronto con l’Italia attuale è impietoso sarebbe troppo scontato. Purtroppo, al di là di ogni vuota retorica legata alla circostanza, occorre che tutti riprendiamo in mano i libri di storia e, ripercorrendo gli eventi, ci chiediamo: ‘Io cosa avrei fatto? Io cosa faccio oggi affinchè il sacrificio di chi mi ha preceduto non sia vano?’
Cosa significa essere civili?
Credo che oggi ci sia molta confusione sul significato da attribuire all’aggettivo civile: senza essere fraintesa, vorrei precisare che civile non è solo chi rispetta l’ambiente, o si batte per qualche diritto, tutti principi sacrosanti, però, se andiamo ad approfondire, civile richiama cittadino, quindi richiama l’umano, il rispetto che si deve alla persona che ha una propria sacralità, a prescindere dal credo religioso.
Se determinate atrocità sono state perpetrate, ciò è avvenuto e avviene è perché ci si è dimenticati di tale sacralità, la si è calpestata.
Scelte per il bene
E’ l’uomo che fa la differenza con le scelte che compie ogni giorno. Basti citare un esempio tratto dalla storia: Umberto II, davanti al risultato del referendum cosa ha fatto? Ha ascoltato chi gli consigliava di impugnarne il risultato con il pericolo, quanto mai reale, di far precipitare l’Italia in una guerra civile tra repubblicani e monarchici? Niente di tutto ciò, al contrario, ha accettato il risultato delle urne e, senza alcun commento, dopo essere andato in Vaticano a salutare il Papa, ha preso un aereo e si è recato in esilio. Ecco, un esempio tra i tanti che si potrebbero citare: scelte per il bene compiute nella drammaticità di certe ore della storia.
Per questo, il 25 aprile come tutte le altre ricorrenze del nostro calendario civile ci devono richiamare sempre la nostra responsabilità personale, ci devono richiamare sempre la stessa domanda: ‘Io cosa avrei fatto?’.