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Attualità

IL RISPETTO DEL RUOLO DELLE DONNE, UNA STRADA ANCORA LUNGA

Il 27 Novembre, a poche ore dalla giornata mondiale per l’eliminazione della violenza sulle donne, un episodio avvenuto in diretta su Toscana TV, ha subito reso chiaro che non è sufficiente un giorno, per quanto ricco di eventi, manifestazioni e belle parole, per diffondere una cultura che effettivamente educhi i cittadini al rispetto della donna, alla parità dei diritti, ma soprattutto al riconoscimento di un ruolo e di un’immagine slegati da una tradizione patriarcale, che fa molta fatica a scomparire.

Forse è per questo che una donna che lavora deve essere prima bella e poi brava, deve stare un passo indietro, pronta a lasciare tutto per la famiglia e la casa.

Forse è per questo che un uomo si sente in diritto di molestare, per altro in diretta tv, una giornalista che sta svolgendo il suo lavoro. È quello che è accaduto alla cronista sportiva, Greta Beccaglia nel post-partita di Empoli-Fiorentina.

Fuori dallo stadio dell’Empoli, la giornalista era in attesa di intervistare i tifosi fiorentini nel post-partita, ma le è successo tutt’altro. Un tifoso della Fiorentina le è passato dietro insieme ad un suo amico e le ha palpeggiato il sedere. In quel momento il presentatore in studio, Giorgio Micheletti, le ripete di non prendersela, lasciandola di fatto ancor più sola in quella situazione.

Subito dopo Greta sembra un po’ sperduta. I tifosi continuano a passarle accanto commentando il suo aspetto, cerca di continuare il suo lavoro, ma è evidente che non si trovi a suo agio. C’è una telecamera a riprenderla, nessuno può dire che non sia successo nulla e molti la sostengono, ma non tutti.

Per tantissimi Greta si trasforma nel carnefice quando decide di denunciare il suo molestatore. Perché si sa, un uomo con una famiglia e un lavoro, gentile con i suoi vicini ed amici, non può essere un violento.

Ed ecco che diventa il protagonista, la vittima, e i giornali a grandi caratteri lo definiscono “Gigante buono”, raccontando di come, tra chi lo conosce, nessuno si spieghi quel suo gesto, che deve essersi trattato di un errore, in fondo era triste perché la sua squadra quella sera aveva perso.

(da: ilfattoquotidiano.it)

Perché c’è sempre un’altra spiegazione, la ricerca di una via di scampo dalla propria colpa, e quel che è peggio è che questa spiegazione gli uomini la trovano sempre.

Perché nella nostra cultura fischiare per strada a una ragazza è farle un complimento, non una violenza, ed è colpa sua se si sente violata anziché lusingata. Ma il catcalling è una molestia, così come lo è quella avvenuta ai danni di Greta.

E nonostante si tratti di un vero e proprio reato punibile dalla legge con la reclusione, c’è sempre chi tende a minimizzare.

(da: www.pexels.com)

Qual è la soluzione?

Non inviare una giornalista donna sola in mezzo a centinaia di uomini? Evitare di prendere da sole un autobus o la metropolitana di sera? Mettere una gonna più lunga o una maglia a collo alto? Non bere?

No! La soluzione non può essere limitarsi, e non deve  ridursi al cambiare qualcosa di se stesse per evitare di essere infastidite, molestate o abusate; la soluzione, piuttosto è nello sradicamento della cultura di genere, che nel nostro Paese come in tanti altri, è relegata a un tempo antico, nascosta dietro un finto progressismo che dichiara a gran voce le donne uguali agli uomini.

Ed è molto comodo guardare a Paesi in cui il patriarcato è imposto in maniera esplicita e proclamarsi difensori delle donne, senza impegnarsi ad eliminare i motivi per cui è necessario che le donne debbano essere difese; perché in questo modo dovranno sempre restare un passo indietro, col capo chino, e sperare di avere accanto un uomo che le difenda.

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