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L’INDIFFERENZA DEI PAPARAZZI DEL DOLORE

Eterna contrapposizione quella tra male e bene, c’era nelle società di secoli fa, c’è anche adesso, ma mentre le modalità per fare del bene rimangono più o meno sempre quelle e si radicano su umanità, altruismo e spontaneità, il male si è sviluppato su più canali, a volte alquanto sorprendenti.

Cosa faresti infatti tu davanti a due uomini che si picchiano a morte?

“Interverrei con tempismo per evitare tragedie”, risponde il primo.

“Mi farei i fatti miei per evitare di rimetterci le penne” risponderebbe il secondo.


Inutile indignarsi e fare gli ipocriti, esistono entrambe le scuole di pensiero e le percentuali sono tutt’altro che bulgare. Dipende dalla propria indole, dalla propria storia, da ciò che scorre nelle vene oltre al sangue, c’è chi pensa prima al prossimo e solo dopo a sé stesso (e anche questo per certi versi è sbagliato) e chi bada prima al proprio benessere e poi alza gli occhi al mondo.

Ma, come abbiamo detto, il male si è evoluto, è sempre più subdolo e adesso ha preso le sembianze dell’indifferenza, quella più cinica, perché dietro non ci sta solo il pensiero “bado al mio orticello” ma si annida il “provo a trarre vantaggio anche dalle tragedie”.

Si chiama spettacolarizzazione del dramma, a volte del lutto, questi esponenti del male si nutrono di tutto ciò per guadagnarne in popolarità ma, si badi bene, non nella vita reale bensì sui social che oggi contano ben più della vita di tutti i giorni.

Due uomini si picchiano? Cellulare in mano e via con la diretta, anche se magari sei il solo nelle vicinanze che potresti evitare il dramma, intervenendo o chiamando i soccorsi.

Incidente pauroso? Via con la condivisione su Facebook e Instagram delle immagini, anche se dentro alle lamiere ci sono persone che si divincolano disperate e lacerate dal dolore.

Si pensa prima a condividere e poi a cosa sta succedendo, tutti “paparazzi del dolore” con in mano un’arma che a volte può essere più pericolosa di una pistola. Uno, due, cento, mille, un milione, il video cresce in visualizzazioni insieme allo sgomento dei portatori del bene.

Questi nuovi missionari del male sono l’emblema dell’indifferenza con qualche connotazione di perfidia, tuttavia spesso non sono consapevoli del loro ruolo, assecondano un istinto ormai incondizionato, che “tanto ci penserà qualcun altro”.

E noi cosa possiamo fare per evitare tutto questo? Forse nulla o comunque continuare ad essere noi stessi, esercito del bene che combatte coi fatti, con le azioni, con i gesti.

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