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Antropologia

Siamo davvero fatti per mangiare carne?

L’uomo è fatto per mangiare carne? È una delle domande più discusse di sempre e ancora oggi è alla base di teorie bizzarre e scontri ideologici sulla delicata questione dell’alimentazione.
Amanti della carne, vegetariani e vegani da anni ormai si affrontano a colpi di storia evolutiva perché, a quanto pare, la risposta e proprio lì, nelle origini dell’uomo.
Ma chi ha veramente ragione?

Andiamo con ordine. Sappiamo che tutto ha avuto origine in Africa con il nostro più lontano antenato l’Ardipithecus ramidus, passando poi per l’Australopithecus dal quale hanno avuto origine due linee evolutive: l’Homo e il Paranthropus

Dalla foresta, l’australopiteco si è spostato pian piano verso la savana sostituendo, inevitabilmente, la tipica dieta di foglie e frutta con quella fatta di radici e insetti. 

Il parantropo, dalla dieta prevalentemente vegetale, si è poi estinto. A rimanere è l’homo che aveva già introdotto nella sua alimentazione il consumo di carne. 

A questo punto risulta spontaneo chiedersi: il parantropo si è estinto perché vegetariano? Non necessariamente. Secondo molti studiosi, infatti, l’estinzione è avvenuta perché quella determinata dieta si è rivelata non idonea a determinati cambiamenti climatici. 

Successivamente l’Homo (Habilis, Herectus e, infine, quello di Neanderthal) lascia l’Africa per raggiunge Europa e Asia; il nuovo ambiente lo costringe a utilizzare il fuoco e a cacciare animali.

L’Homo Sapiens, nostro diretto antenato, continua a spostarsi verso altre zone della terra. È un cacciatore-raccoglitore dall’alimentazione varia con un’alta presenza di carne. 

Lo sviluppo continua sulla scia della dieta onnivora: l’uomo moderno impara ad allevare animali e a coltivare la terra. 

Anche da un punto di vista scientifico l’essere umano è onnivoro e a confermarlo sono alcuni aspetti ereditati dagli antenati: la disposizione degli occhi che consente una visione binoculare tipica dei predatori; la dentatura con canini appuntiti per recidere la carne; la presenza di enzimi nello stomaco come la pepsina e i lipasi che scompongono le proteine in amminoacidi e demoliscono i grassi.

(da: pixabay.com)

A distinguerci dai lontani parenti c’è, però, una grande differenza: la possibilità di scelta

L’uomo ha avuto, più di tutti gli altri esseri viventi, la capacità di adattarsi all’ambiente che lo circondava, modificando aspetto e alimentazione. 

L’individuo moderno, così come è fatto biologicamente, può effettivamente mangiare carne e vegetali ma, cosa molto più importante, può decidere le proprie abitudini alimentari. L’ambiente, non più così ostico come nel passato, offre la possibilità di adottare diete che ora vengono motivate principalmente da questioni (anche se spesso fuorvianti) mediche ed etiche:

Non si mangia troppa carne perché fa male alla salute, perché l’uomo alleva gli animali torturandoli o per il dannoso impatto ambientale degli allevamenti intensivi. 

Dall’altra parte c’è chi condanna le diete vegetariane e vegane perché carenti di proteine, calcio e ferro che vengono assunti con alimenti sostitutivi come i legumi o con integratori appositamente creati. 

Informarsi bene e prestare attenzione a quello che si mangia e a come lo si mangia è molto importante. Conferire un carattere di ufficialità a un solo tipo di alimentazione basandosi sullo studio di antenati ormai troppo lontani da noi o su questioni ideologiche non è sufficiente. 

Per il momento la risposta più plausibile è che l’uomo, essere in continuo divenire, è fatto per mangiare anche carne. 

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