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Politica

MARIO MONTI; MENO DEMOCRAZIA NELLA COMUNICAZIONE E LA STRATEGIA PER UNA GUERRA ETERNA E INVISIBILE

Che succede quando un senatore parla di dosaggio dell’informazione, quando l’informazione è seriamente contaminata?

Che cosa succede ad una società quando un pensiero prende il sopravvento sugli altri? La risposta è alquanto scontata, ma il fattore di rischio su cui interrogarsi oggi non è più la deriva autoritaria, presunta o effettiva, bensì la rapida accettazione della stessa.

I due anni di pandemia che il mondo ha già sulle sue ruvide spalle hanno segnato la definitiva stratificazione delle differenze, prima sociali e poi ideologiche, giocando a dadi con una ossessiva difesa della salute e la consapevole impostazione della sua debolezza. Gran parte del mainstream mediatico non ha contributo alla ricerca di soluzioni, ma solo ad amplificare la voce del padrone, montando sulla paura e il disagio e passando da classe impiegatizia dell’istituzione a cane da guardia della stessa. L’hanno e lo stanno dimostrando con la continua caccia al no vax, che poi diventa no green pass o viceversa; non importa che egli sia davvero un fanatico complottista o magari un vaccinato che ha una visione hegelianamente critica; l’importante è la pubblica sentenza, dove un tribunale di giusti, per presunto diritto divino, ha il compito di redimere il malcapitato, riportando la pecora all’ovile.

Il dubbio socratico è ormai smembrato e messo da parte, davanti a tali evidenze su una scienza che per sua natura non può essere certa ma sperimentale e razionalistica.

Il Grand Guignol dell’informazione non ha motivo di porsi il problema, tanto che ormai si accomoda al carnevale dell’informazione, elargendo fiumi di attenzione e analisi a chi gli vuol dettare ulteriori regole di comportamento.

Una scena di questo genere si è presentata qualche sera fa, durante un programma di La7, quando l’imperscrutabile senatore a vita Mario Monti, senza il sobrio Loden, è intervenuto a proposito dell’argomento principe della televisione italiana; L’emergenza sanitaria.

Il senatore, nell’ambito di un dibattito sulla situazione attuale in Italia e la lotta alle nuove varianti del virus, tira in ballo proprio l’informazione e, parlando di una guerra contro un morbo, ha sostenuto la necessità di un’informazione “meno democratica”.

“Come in tutte le guerre, ha spiegato Monti, il Governo deve dosare le informazioni sulla pandemia; con meno democrazia, rinunciando a un po’ di libertà”.

Un frase del genere, detta da un senatore della Repubblica, avrebbe dovuto far sobbalzare dalla seggiola, specie perché detta dall’uomo che annunciò “lacrime e sangue” in quella drammatica manovra finanziaria che avrebbe dato inizio ad un periodo di declino economico e politico senza precedenti. Incredibilmente gli stessi giornalisti che erano in studio non hanno proferito alcuna parola o obiezione. Con l’eccezione della conduttrice che, visibilmente meravigliata, cercava di incalzare il senatore a spiegare meglio il concetto, non c’è stata alcuna reazione sconvolta da parte degli stessi professionisti che prontamente smuovono le coscienze quando si parla di parità di genere, di fascismo o di green pass.

Questo episodio è successivo di quanto accaduto, sempre sulla stessa rete, la sera prima, quando un altro giornalista aveva espresso in tv lo stesso concetto del senatore, dopo aver ascoltato i dubbi del professor Crisanti sulla vaccinazione dei bambini, invitando ad aver pazienza, data la scarsa sperimentazione su quelle fasce di età.  Alle constatazioni del virologo, il giornalista ribatte dicendo: “gli esperti come lei dovrebbero discutere le loro differenti opinioni nei congressi e arrivare a conclusioni certe, prima di venire a seminare incertezza davanti a milioni di telespettatori”.

Di fronte a un modo perlopiù arrogante e a volte violento di fare informazione e comunicazione, forse sarebbe lecito pensarla come Monti, ma il problema principale è che le armi di dissuasione propagandistica, oltre a nuocere a una corretta campagna informativa, portano acqua al mulino di quella galassia di complottisti e fanatici che parlano di dittatura sanitaria e spingono a fermare la campagna vaccinale, che in questo momento è la risorsa più importante per uscire dalla pandemia.

Di fronte a un’informazione paradossalmente piegata al sistema, perpetrata da esponenti che chinano la testa di fronte alle follie di alcuni troppo potenti e attaccano con violenza verbale chi pone un dubbio, il perdurare dello stato di emergenza sarà solo l’ultimo capitolo di guerra fra poveri, combattuta contro i futuri poveri cui “dosare” l’informazione.

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