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Lab giornalismo

ESISTERE NEI PIXEL? NO, VOGLIO SENTIRE IL PROFUMO DEI FIORI

I giovani ormai non vivono più nel mondo reale ma davanti e dentro ad uno schermo.

di Marta Fantoni

In molti sostengono che, a causa dell’attuale pandemia, i rapporti umani si siano talmente ridotti fino a quasi annullarsi. Analizzando diverse opinioni, è possibile osservare come il virus Covid-19 ed i social abbiano creato gabbie dove le persone si sono rinchiuse. Gli adolescenti, così, hanno sempre più preferito trascorrere le giornate sul letto con Netflix, ad esempio, invece di incontrare gli amici. Lecito, dunque, domandarsi quale sia la causa profonda di questi comportamenti, stili di vita che scaturiscono più da una generalizzata predisposizione psicologica giovanile piuttosto che da avvenimenti, che sono comunque circostanziali.

Parlando con alcuni ragazzi, allora si evince quanto i social vengano utilizzati come scudo, una sorta di protezione dal mondo esterno. Non a caso, è qui che si mostrano profilazioni sempre perfette, in grado di delineare piattaforme che nascondono la comune vulnerabilità.

Coi social tutto è possibile, insomma: può essere un diario di bordo o una vita irreale, ma che diventa reale sono cliccando “pubblica”. Non sarà il momento di stigmatizzare un uso esasperato dei social?

È comprensibile un generalizzato annichilimento dopo due anni di vuoto, ma ora non ci sono più scuse o giustificazioni per stare rinchiusi in camera al telefono. Si devono affrontare le insicurezze e cercare di

superare i limiti imposti dalla paura. Ricominciare ad emozionarsi nella quotidianità, ritrovando quella sensibilità perduta di godersi le semplici, banali occasioni di interazione con gli altri, invece di rimanere incatenati al letto con il cellulare, ed uscire finalmente per incontrare gli amici al bar e (perché no?) cantare a squarciagola. Perché, come ha cantato qualcuno: “La vita è adesso”.

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