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Moda

Quando si dà la parola alle mani!

La cultura grazie all’artigianato passa anche attraverso le mani.

La cultura grazie all’artigianato passa anche attraverso le mani. Entrando nella bottega di un artigiano si respirano ancora oggi gli odori dei vecchi mestieri, la sapienza di antiche tecniche di lavorazione che fino a due secoli fa erano di consuetudine nella produzione. Con l’avvento della civiltà industriale i macchinari hanno preso il posto delle mani dell’uomo, camminando di pari passo con le tecnologie, per poter dare vita sempre più celermente a oggetti standardizzati e numerosi, evidentemente seriali

Ciò che si è andato perdendo, però, in tal modo, è l’unicità del pezzo, la qualità del prodotto. Ridare la parola alle mani significa mantenere un legame tra ciò che di valido già esisteva e le aspettative per il futuro. I vecchi mestieri anche nel contemporaneo hanno un certo mercato e sembra che stiano tornando di moda, per vari motivi. «Prima di diventare stilisti, bisogna diventare sarti. Se non si è capaci di cucire gli abiti non si potrà mai arrivare a disegnare dei capi di qualità. – sostiene, per esempio, la dottoressa Myriam Vallegra, organizzatrice di eventi dal 2003, che da allora ha dedicato la sua attenzione proprio all’artigianato artistico – prima di diventare direttori bisogna conoscere tutte le fasi di lavorazione, organizzazione e comunicazione di un prodotto; in alto si arriva solo facendo tutti gli step, dalle attività manuali a quelle intellettuali. Le novità nascono da conoscenza, competenza, umiltà, tanta pratica e tanta voglia di fare e di imparare…penso che i sani principi e valori dei nostri nonni debbano essere rivalutati e nuovamente insegnati».

Viaggiando nell’artigianato artistico di qualità Made in Italy
L’Italia di fatto è il paese europeo con la più grande quantità di imprese artigiane, per la precisione ne custodisce un milione e quattrocento mila. Il settore comprende varie categorie: dall’artigianato del vetro, dei metalli e del legno a quello degli abiti, del ricamo e dei prodotti alimentari.

Archistudio è una ditta che ad oggi ha già trent’anni; unendo alla manualità molta fantasia e passione per gli interni ha dato vita ad arredi efficienti e di qualità. «I nostri arredi nascono dalla matita, da sempre. Cosa c’è oggi di più artigianale di un disegno fatto a mano? – racconta l’architetto Paola Parola di Archistudio – Così in laboratorio le mani, la testa e il cuore lavorano in sinergia. Strumenti di laboratorio di falegnameria e alcuni macchinari aiutano il nostro lavoro: non si crea solo a mano».

Allo stesso modo, nell’azienda orafa a gestione familiare di Luigi Sala, fondata nel 1960, si comincia sempre con un disegno a matita. «Una delle tecniche che amiamo di più è il traforo su lastra. Si riporta il disegno sulla lastra e si trafora seguendo il disegno con un seghetto. Il pezzo poi viene imbottito se gli si vuole dare una particolare curvatura. Si preparano i castoni su misura per ogni singola pietra. Si compone il gioiello su una lastra di cera posizionando i castoni che si bloccano nella posizione corretta con una colata di gesso. Quando il gesso è solido si salda l’oggetto da rovescio in modo che le varie parti risultino unite con saldature robuste. Viene costruita la filettatura che sostiene il gioiello. – descrive Olivetta Sala – Dopodiché si procede allo sbiancamento e alla pulitura del pezzo. Alcuni pezzi vengono realizzati con la tecnica della cera persa». Anche nella loro azienda l’evoluzione delle tecnologie non è sottovalutata. Come racconta Olivetta «Da alcuni anni abbiamo introdotto la progettazione con il computer che ci consente di studiare il gioiello, di poterlo facilmente modificare e di mostrare al cliente un render in 3D. Attraverso la stampante 3D di ultima generazione produciamo il prototipo in resina. A questa fase più teconologica segue la fusione e le fasi di lavorazione descritte precedentemente».

Barbara Valente Borali dell’Atelier Unipel è dal 1981 che si dedica alla lavorazione di capi particolari, tenendo conto delle esigenze dei clienti che via via ha vestito. Modifica la vestibilità di tute da moto, pellicce, montoni, trattando i differenti tessuti con attenzioni appropriate. «Il nostro Atelier offre una serie infinita di soluzioni per modificare tutti i capi di abbigliamento. Invece di continuare ad acquistare capi di poca qualità, perché non sistemare quelli che si passano da una parte all’altra dell’armadio, ma non si buttano via, per mille motivi? – sostiene Barbara – Rimettere a modello una pelliccia significa rifarla completamente in un nuovo modello scelto dal cliente. In Atelier si trovano diversi capi nuovi da provare; possiamo personalizzare il modello a seconda di differenti gusti, scegliendo particolari e finiture da modelli diversi».

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