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Medicina

Bellezza: tra cura del corpo e torture

Quello con la bellezza è un rapporto spesso contrastante. L’uomo ha sempre avuto una particolare attenzione per il proprio corpo, un’attenzione che col passare del tempo ha assunto valori cangianti.

La cura dell’aspetto è strettamente legata alla costruzione socioculturale. I cambiamenti fisici, infatti, nascono e si sviluppano in determinati contesti socioculturali all’interno dei quali  l’individuo si muove e, successivamente, si trasformano in pratiche ideali condivise dalla collettività.

Il corpo, quindi, diventa strumento comunicativo per adeguarsi ai valori che società e cultura impongono, ma anche per rifiutarli.

La bellezza nel passato

Per gli egizi la bellezza permetteva di avvicinarsi alle divinità. Tutti i peli, considerati impuri, venivano rigorosamente eliminati con conchiglie taglienti e paste a base di resina. Il corpo andava poi profumato con oli essenziali.

In Grecia l’uomo virile doveva essere atletico, mentre il corpo della donna fertile e affascinante era esclusivamente quello formoso. 

La donna rinascimentale aveva la fronte alta (i capelli venivano rasati apposta per dare questo effetto) e la pelle bianchissima e liscia grazie alla biacca: pigmento costituito da piombo.

La nociva biacca era usata anche nel Settecento insieme al terribile corsetto che assottigliava pericolosamente la vita per esaltare seno e fianchi. Molto in voga erano le complesse e pesanti acconciature (introdotte da Maria Antonietta) dannose per la postura. 

Negli anni ‘60 la bellezza è, invece, emancipazione e femminilità della donna che scopre le gambe con la minigonna.                         

(da: freepik.com di Nensuria)

La ‘costrizione’ della costruzione socioculturale

La bellezza è stata spesso sinonimo di torture praticate più o meno consapevolmente.

A volte, però, le modifiche avvengono indipendentemente dalla volontà dell’individuo, creando le vittime della costrizione socioculturale.

Si pensi alla fasciatura dei piedi in Cina. Questa pratica, oggi soppressa, prevedeva la dolorosa manipolazione dei piedi delle bambine per arrestarne la crescita e conferire un’andatura oscillante considerata sensuale. 

In Rwanda viene praticato il gukuna, l’allungamento, attraverso erbe, delle piccole labbra per fare della ragazza un’ottima moglie. Dal 2008 è stato rimosso dalla categoria delle mutilazioni genitali. Ciononostante, la pratica può avere tragiche conseguenze per la donna: se non viene fatta bene il marito può ripudiarla ed escluderla dalla società. 

In occidente la bellezza diventa anche malattia. È il caso dell’anoressia e della dipendenza da chirurgia estetica. L’ossessione per un corpo magro e perfetto, provocato dall’imposizione di canoni estetici diffusi dai potenti mass media, plagia l’individuo portandolo a praticare gravi modifiche all’aspetto. Ci si sente ‘costretti’ a rincorrere un ideale di bellezza anche a costo della vita. 

Sfuggire ai valori imposti dai contesti socioculturali diventa sempre più difficile e la linea che separa la cura del corpo dalle torture sempre più sottile; d’altronde, come recita un orribile proverbio, chi bella vuole apparire…

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