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Volontariato

E DOPO COME SAREMO?

Passano i giorni, i mesi, gli anni e siamo ancora qua, con la nostra quotidianità stravolta, come singoli, come comunità, ci siamo presi una pausa o forse non tornerà mai più come prima.

Siamo diventati un po’ asociali, forzatamente sì, ma questo è il risultato. Soffriamo i posti con tanta gente, ci guardiamo con circospezione, nemici ovunque, invisibili, che è anche peggio, lo spauracchio non lo vediamo ma le persone sì e non le tolleriamo più.

Con le persone a noi care è tutto l’opposto, ci hanno privato dei loro affetti per troppo tempo e ora sentiamo il bisogno di avere contatto, senza un abbraccio e un bacio, ma vogliamo vicinanza, calore, vogliamo sentirne il respiro.

Torneremo a festeggiare in mezzo a tante persone? La vivremo serenamente come prima o sarà tutta una grande ansia? La verità come sempre sta nel mezzo, è tutto estremamente soggettivo ma chi dice che tornerà esattamente come prima non è onesto e non considera che ogni evento, più o meno lungo, porta con sé strascichi più o meno profondi.

Saremo ancora portato versi il prossimo come prima? Noi volontari dovremo fare dei corsi ancor più approfonditi prima di varcare le porte di un ospedale? Ci concederanno di entrare nelle RSA per far svagare qualche oretta “i nostri vecchi”?

Si muore di Covid, ancora e non poco, ma la solitudine è una sensazione che logora. Le persone in difficoltà prima sono ancora più in difficoltà ora perché manca la loro àncora, un appiglio che dà speranza, sono ingabbiati nei rigidi protocolli imposti, di lì non si scappa, soli con i propri pensieri, con la noia che sa essere peggio di un cappio al collo.

Non è ancora il tempo del liberi tutti ma progressivamente dobbiamo recuperare la nostra vita normale, il rapporto paziente-volontario, la necessità di incrociare i nostri sguardi che possano sopperire alle nostre mani che non possono toccarsi. Progressivamente dobbiamo tornare a scaldarci a vicenda, a ritrovare un senso a questa vita, ringraziando magari il cielo per essere ancora qui a raccontarcelo.

(da: pixabay.com)

Magari con altri modi, studiando nuove forme di approccio perché si muore anche di solitudine e non è un modo di dire. Abbiamo scoperto le mille potenzialità di Internet, delle videochiamate di gruppo ma non può essere la stessa cosa, non si può scorgere l’enigmatico stato d’animo di un dolce bambino troppo presto provato dalla vita, cogliere l’attimo di un’apertura, non si può scardinare un uomo all’apparenza burbero.

Non possiamo e non vogliamo rischiare, non vogliamo lasciare nulla al caso, ma la vita va avanti, invecchiamo, abbiamo paura, il futuro ci terrorizza mentre potremmo farci un po’ compagnia per provare ad affrontarlo insieme.

Perché il volontariato è lo specchio di una vita che funziona, di una vita ideale, si è inceppato ma assolve in modo diverso alla medesima funzione, vuole riprendersi il suo ruolo da assoluto protagonista, incidere, nella realtà quotidiana, con la sua solita efficacia.

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