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Volontariato

IL VOLONTARIATO VICINO A NOI

Covid e volontariato, un binomio di cui avremmo fatto volentieri a meno, un virus che costringe a cambiare abitudini, a riorganizzarsi, anche nel rapporto con l’altro.

Non ci sono più i volontari in ospedale, quelli in associazione, le visite a domicilio, bisogna stare lontani con il fisico ma non si può non avvicinarsi con il cuore, chi è volontario nel Dna non può farne a meno.
Al di là delle videochiamate, delle iniziative dietro ad un pc,  della fantasia che galoppa per non lasciare soli i piccoli e i grandi in difficoltà, c’è l’esigenza di riscoprire ciò che è vicino a noi, che troppo spesso abbiamo dato per scontato: la nostra famiglia, i nostri affetti.
Eh sì, perché andiamo verso lidi lontani, aiutiamo il mendicante, accorriamo dai bambini in ospedale,  siamo bastoni della vecchiaia degli ospiti di una casa di riposo, ma non guardiamo nel nostro orticello, trascuriamo il fratello che ha bisogno o la mamma che vuole solo parlare un po’ con noi e via dicendo

E allora perché non sfruttare l’occasione? Brutto da dire, perché avremmo francamente evitato questo assist del destino, perché ritrovarsi con le mascherine e senza un bacio e un abbraccio non è la stessa cosa ma è pur sempre un punto di partenza.
Come quando fai un lungo viaggio, prendi un biglietto e parti per una meta sconosciuta ma più lontana possibile, scappi da qualcosa per trovare la quadra del cerchio, percorri quelle strade e poi all’improvviso capisci che la vera ricchezza l’avevi accanto a te, nella tua città, nelle tue abitudini e nelle tue certezze.

(da: pixabay.com)

Facciamo del bene vicino a noi, ma anche a noi, riscoprendo i valori reali, andando a trovare una nostra zia sola, facendo una chiamata ad un genitore che è più spaventato di noi, basta anche un semplice messaggio ad un amico che non sentiamo da un po’, la vicinanza è un concetto relativo in un mondo così globalizzato.

Strano questa accezione del volontariato vero? Ma lo scopo originario è quello di fare del bene, di stare vicino, di aiutare nelle difficoltà,  a volte anche di sopperire alle mancanze delle istituzioni. Questa reclusione forzata e queste limitazioni ripetute ci hanno insegnato quanto è importante il carpe diem, quanto sia vitale dire le cose subito e farle ancora prima, perché il domani non è assicurato e può essere profondamente diverso dall’oggi.

Non c’è bisogno di chissà quale volo pindarico per sentirsi utili, basta digitare le cifre di un numero di telefono, citofonare ad un orario insolito in quella casa, sorridere con gli occhi in attesa di poterlo fare con la bocca e senza mascherina, parlare, sfogarsi, dirsi che è tutto così assurdo ma affrontare la bufera insieme.

Siamo qui, tutti nella stessa barca, tutti con le stesse difficoltà, solo insieme possiamo uscirne.

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