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Musica

DA OLIVIA

Talento e cuore: La musica secondo Olivia Rodrigo

Non servono fuochi d’artificio per incendiare pubblico. A volte basta una voce, una chitarra e canzoni che parlano chiaro.
Ieri sera, sul palco dell’Ippodromo San Siro, Olivia Rodrigo ha dimostrato che l’autenticità può ancora creare connessioni con moltissimi fan. Niente coreografie spettacolari, niente ballerini, niente effetti speciali ridondanti: solo lei, la sua band e due dischi — Sour e Guts, compreso il recente ampliamento Spilled — capaci di raccontare con onestà e grinta un’intera generazione.

Nonostante il caldo torrido di metà luglio, quasi 30.000 spettatori hanno affollato il prato dell’ippodromo milanese per assistere all’unica tappa italiana del “Guts World Tour”. Un’affluenza imponente, segno dell’attesa e dell’entusiasmo che circondano Olivia Rodrigo, anche al di fuori dei confini statunitensi. A preparare il terreno ci hanno pensato due opening act di livello: la band britannica Wet Leg, con il loro rock diretto e ironico, e la cantautrice norvegese girl in red, talento emergente della scena alternative pop. Un riscaldamento perfetto per un pubblico già carico, pronto a lasciarsi travolgere dall’energia e dalla voce di Olivia.

Per oltre un’ora e mezza di concerto, la cantautrice californiana ha cantato, suonato e trascinato un pubblico eterogeneo, che ha saputo emozionarsi e ballare con la stessa intensità. In un’epoca dominata da show sempre più sovraccarichi, Olivia ha scelto la via opposta: l’essenzialità. E il risultato è stato potente, vibrante, vero.
Ma non dimentichiamoci chi c’era sul palco: una ragazza di appena 22 anni, capace di reggere da sola l’attenzione. Olivia Rodrigo è una forza della natura che canta, suona il piano e la chitarra, ma soprattutto scrive la propria musica e i propri testi, riuscendo a parlare a milioni di persone in modo genuino. Non è un dettaglio: SOUR, il suo album di debutto, è ad oggi l’album femminile più ascoltato di sempre su Spotify. Un record che non nasce dal marketing, ma da un talento vero, che ieri sera ha brillato in tutta la sua potenza.

C’è chi tende ancora a etichettarla come “l’idolo della Gen Z” o a pensare che le sue canzoni parlino solo a un pubblico femminile. Ma basta guardare — e ascoltare — un suo concerto per capire quanto questa visione sia limitante. Certo, le prime file erano gremite di ragazze giovanissime che cantavano ogni parola a memoria, ma lo sguardo, più attento, raccontava altro: padri con le figlie, coppie, gruppi misti, trentenni e cinquantenni. Perché le emozioni che Olivia mette in musica — dal dolore di un amore che finisce, alla rabbia, all’ironia tagliente — parlano un linguaggio universale, capace di superare età, genere e aspettative.

E a confermare questa apertura c’è anche la natura della sua musica. Le ballate più intime, dal gusto melodico e malinconico, convivono con brani più diretti, taglienti e veloci, che guardano al punk rock e al pop più energico. Un mix che, pur con uno stile personale e attuale, attinge a un vocabolario musicale ben noto: quello che ha attraversato decenni di storia, dai Beatles agli anni Novanta e Duemila. Olivia Rodrigo non parla solo alla sua generazione, ma si inserisce con consapevolezza in un dialogo musicale che appartiene a tutti.

Il concerto di Olivia Rodrigo è come una trattoria a conduzione familiare: non vanta il servizio sofisticato né il marketing di un ristorante moderno nel cuore della città, con luci al neon e mise en place impeccabile. Ma ciò che conta davvero sono i piatti, portati in tavola dalla stessa mano di chi li prepara. Allo stesso modo, la musica di Olivia – suonata e cantata da chi l’ha scritta e composta – rende la sua performance qualcosa di speciale. Perché alla fine, è questo che resta nel cuore di chi ascolta: un’esperienza vera, intensa e indimenticabile.

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