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Musica

O SOLE MIO; LA CANZONE CHE FU DI NAPOLI E ODESSA

Forse non tutti sanno che la martoriata città ucraina nacque per volere di un napoletano e che proprio li nacque la canzone italiana più famosa del mondo.

Mentre il vento della guerra soffia implacabile su popoli, stati e ideologie ormai al limite del paradosso, può capitare che la curiosità umana riesca a rispolverare o addirittura a scoprire degli scenari che parevano inevitabilmente lontani. E così può capitare due culture così apparentemente diverse come l’Italia e l’Ucraina abbiano in realtà più aspetti in comune di quanto l’evoluzione storica, ambientale e culturale sia stato in grado di spiegare.

C’è un filo conduttore che, in particolare lega la città di Napoli con una delle importanti località della ex repubblica sovietica e purtroppo tra le più colpite in questa ennesima e infame guerra dei ricchi: Odessa.

La grande città sul mar morto, patrimonio culturale e storico del rinascimento mitteleuropeo, non condivide lo spirito marinaro con la patria di Caruso e De Filippo, bensì la sua origine, tanto da essere soprannominata la Napoli del Mar Nero e persino la genesi della canzone italiana più famosa nel mondo che è “O sole mio”.

Mediterraneo e Mar Nero che s’incontrano grazie a un linguaggio universale, qual è quello della musica. Bisogna partire dal 1794, anno di nascita della città di Odessa, ad opera di un funzionario della guardia napoletana al servizio dei Borbone, José de Ribas. Egli seguì la donna che amava nei territori della dinastia Romanov, tanto da prestare servizio militare al fianco del principe Potemkin alla conquista della Crimea. Giunto presso uno degli avamposti sul Mar Nero, de Ribas rimase folgorato quel golfo naturale che gli ricordò quello di Napoli. Fu così che riuscì a convincere la zarina Caterina a realizzare una città adagiata su di un mare che univa Europa e Asia.

SI arriva al 1898, quando il giornalista Giovanni Capurro, redattore culturale della quotidiano Roma, scrisse i celebri versi, affidando al musicista Edoardo Di Capua il compito di comporre la musica da adattare alle parole. Il caso volle che Di Capua in quel periodo si trovasse a Odessa in compagnia del padre, violinista in un’orchestra e fu uno di quelle albe adagiate sul mare a suggerire a Edoardo Di Capua quella melodia malinconica e soave che in lui rievocava il golfo di Napoli e la nobildonna oleggese Anna Maria Vignati Mazza, che fu la vincitrice del primo concorso di bellezza nel capoluogo partenopeo.

In sostanza non c’era solo la mela a cavallo di una foglia, come quella cantata da Demetrio Stratos ne “La mela di Odessa” a parlare italiano, oltre i balcani, né le tracce dell’impero romano d’oriente, a scandagliare una storia fatta di guerra e pace, ma una sola memoria e una sola voce a evocare una della melodie più belle e più conosciute nel mondo, che forse ora potrà diventare un canto mondiale perché l’unica pace possibile può partire solo da una volontà di spirito e coscienza, ma non una volontà di potenza.

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