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Musica

CHE MUSICA SUONEREMO DOPO FRANCO CERRI?

Anche il grande chitarrista e compositore milanese ci saluta con la gentilezza del suo fraseggio swing!

Il mondo del Jazz italiano tende a rimanere una sorta d’isola felice, ancora piena di mistero, all’interno della quale molti geni sono diventati veri maestri dello stile, interpreti ed esecutori apprezzati in tutto il mondo e ricercati compositori nel bel paese, grazie a un’eleganza linguistica, riconoscibile e melodrammatica, come vuole la tradizione musicale italiana. Franco Cerri, chitarrista e compositore in quella Milano che anticipava un nuovo modello espressivo nella musica del ‘900, ha incarnato tutto questo: fantasia e precisione, autorevolezza e fascino, non senza una sottile autoironia, attraverso un linguaggio elegante e una tecnica gentile, che ricalca il tocco di Bill Evans e la visionarietà di Chet Baker, grazie ad uno stile che parla ai volti e ai sorrisi di ogni generazione possibile.

Ecco perché la sua scomparsa, all’età di 95 anni, renderà la musica italiana sempre più orfana di ingegno, ma per fortuna il sorriso di chi lo ha conosciuto, prelude l’inizio di un nuovo brano.

Franco Cerri è stato showman e musicista, arrangiatore e produttore, ma anche uno dei pochi, nel suo genere, a non aver mai snobbato o criticato la cultura di massa e la Popular music. Il fraseggio morbido della Gibson, frutto di ispirazioni feconde, è diventato il marchio di fabbrica di un linguaggio a disposizione di tutti, anche della pubblicità, dalla quale egli stesso trasse larghi consensi e anche una sorta di consacrazione popolare, come testimonial di un noto detersivo.

L’uomo in ammollo, così come veniva affettuosamente chiamato, non sarà ricordato per questo: La sua vita ha attraversato epoche e società, incrociandosi con le vite degli artisti più disparati; dagli esordi nell’orchestra di Gorni Kramer, grazie al sodalizio con il Quartetto Cetra, a Djang Rehinardt, da Chet Baker a Gerry Mulligan, da Dizzie Gillespie a Lee Konitz.

Si potrebbe pensare a un talento internazionale, la cui fama in Italia rimase solo un lungo e sbiadito eco, per un autodidatta! Non è assolutamente così e lo dimostrano le collaborazioni con Nicola Arigliano, Bruno Martino, Renato Carosone, Johnny Dorelli, Mina e Roberto Vecchioni.

La vita artistica di Franco Cerri ripercorre palchi e orchestre, senza mai smettere di mettersi in gioco; né è la prova la sua parentesi in qualità di attore e ballerino, a fianco di Renato Rascel che lo vuole con se per la commedia musicale “Tobia”. Anche la televisione entrerà a far parte della sua vita, prima in qualità di ospite al Musichiere  e, nel 1975, nella veste di conduttore per la trasmissione “ Angeli e cornacchie assieme a renato Sellani e il figlio Stefano, anch’egli grande prodigio musicale del basso, morto prematuramente.

Una carriera, quella di Franco Cerri, vissuta a piene mani, tra gioie e dolori, ma con la pacata determinazione di chi ha bisogno di mettersi sempre alla prova, giocando anche con i propri limiti ed è per questo che la sua personalità è riuscita a fare breccia nei cuori del pubblico e dei suoi tanti allievi; quelli della “Civica scuola di Jazz” fondata assieme al grande pianista e amico Enrico Intra, con il quale diede alla luce tanti capolavori e che oggi più che mai rivivranno di luce propria, risuonando fraseggi e progressioni armoniche di vita passata, presente e futura.

E chissà cosa suonerà assieme a Chick Corea, Baker e i tanti che lo attendono oltre il confine!

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