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Musica

AL FESTIVAL DI SANREMO I MÅNESKIN E LA FAVOLA REALE DI CORALINE 

“Coraline” è la nuova canzone dei Måneskin presentata a Sanremo durante la prima serata del festival. Tratta dall’album Teatro d’ira Vol. I”, è una canzone che fa emozionare e che ha commosso Damiano stesso, il cantante dei Måneskin.

I Måneskin tornano sul palco di Sanremo come ospiti, dopo un anno dalla vittoria, portando una canzone dal significato profondo, che tratta di un argomento delicato come l’infanzia.

Coraline, infatti, è una bambina. Una bambina “bella come il sole”, troppo pura e fragile, che ha dentro di sé un mondo complicato, con cui non riesce a fare i conti, che non riesce a mostrare agli altri.

I musicisti fanno implicitamente riferimento ai sintomi psicologici che Coraline mostra, anche se non riesce ad esprimerli e li tiene dentro di sé.    

Si tratta di sintomi che possono manifestarsi nell’infanzia, anche se non tutti vi sono comunemente associati.        

Ansia, pianto, problemi alimentari, pensieri suicidari, basso tono dell’umore.

Ci sono moltissime spiegazioni riguardo lo sviluppo di questi problemi nell’infanzia.

In questa età, come più avanti nell’adolescenza, si costruisce la propria identità con l’aiuto della famiglia, delle relazioni più importanti e degli eventi significativi della vita.

(da: pixabay.com)

Il pensiero degli altri, il giudizio, che può essere vissuto come un duro colpo ad ogni età, può essere quasi insostenibile per un bambino o una bambina in formazione, con delle fragilità legate all’età, dello sviluppo e alle vicissitudini personali e familiari.

Nella canzone, Damiano pronuncia parole legate ai temi del giudizio e dell’isolamento: “La gente dirà: “Non vale niente”, non riesce neanche a uscire da una misera porta”.

Temi come bullismo e conflitti familiari, sono centrali per spiegare il senso di solitudine e abbandono in cui bambini e ragazzi possono trovarsi, senza la possibilità o la capacità di chiedere aiuto, mostrandosi forti agli altri, ma nutrendo quel mostro di cui parla la canzone, che ingabbia Coraline nella sua sofferenza e che fa lo stesso con tanti altri ragazzi emotivamente bloccati, imprigionati nel dolore.

Il malessere della bambina sembrerebbe essere legato alle relazioni in famiglia, soprattutto quella con il padre che potrebbe essere stato assente o aggressivo.

Una separazione conflittuale tra i genitori, aggressività o violenza all’interno dell’ambiente familiare, possono scatenare traumi infantili. Molti studi hanno evidenziato come in famiglie in cui esiste un atteggiamento di questo tipo, carico di rabbia, che venga o meno espressa, i figli sviluppano difficoltà nell’espressione delle emozioni.

(da: pixabay.com)

Uno studio di Davies, Hentges, et al. nel 2016, ha dimostrato come bambini che crescono all’interno di questa tipologia di famiglie, sono più insicuri e inclini a sviluppare ansia, depressione e ritiro sociale. Sussiste maggiore confusione tra la voglia di star bene e la convinzione di non poter chiedere aiuto.

Proprio come Coraline che si sente divisa, che “Vuole il mare ma ha paura dell’acqua e forse il mare è dentro di lei”. Ciò significa che Coraline, e più in generale ragazzi nella sua situazione, non sanno di avere le risorse per superare il blocco in cui sono incastrati, vorrebbero stare meglio, ma non sanno come fare, né sono consapevoli di poterci riuscire.

Dunque è una situazione di vita reale messa in musica, la condizione di un lento e inesorabile appassimento di un fiore, una meravigliosa ragazza; e il cavaliere che cerca di aiutarla è soltanto uno spettatore che non può salvarla. Il principe azzurro qui non aiuta la principessa che si trova in pericolo; è una favola che non trova il suo lieto fine, finisce male, ed è spesso ciò che avviene nella vita reale.

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