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QUALCUNO ERA PACIFISTA? 

Dove sono finiti i pacifisti che un tempo scendevano in piazza contro le guerre?

La guerra sembra davvero alle porte, ma dal punto di vista della storia degli ultimi decenni, tale minaccia va sempre analizzata sotto una lente da microscopio sociopolitico; la cosiddetta guerra fredda tra blocchi contrapposti ne è un’ampia dimostrazione. Tuttavia il mondo non è solo Europa, né tantomeno l’occidente e le guerre continuano a infestare le tante parti del mondo che noi continuiamo a considerare “meno civilizzati”. Tra questi adesso compare un continente dotato di sette fusi orari e infinite risorse energetiche e nucleari come la Russia.

Ieri il premier Mario Draghi ha fatto il suo discorso alle camere, ribandendo il sostegno all’Ucraina contro l’aggressione di Mosca, compreso il sostegno militare.

Benché si voglia edulcorare il linguaggio e la politica del presidente del consiglio, abbiamo un governo e un’opposizione completamente sdraiata al volere atlantista di proseguire una guerra atroce, infinita e dalle conseguenze devastanti sullo scacchiere internazionale.

Alcuni di noi però ricordano quando le opposizioni governative, principalmente di sinistra scendevano in piazza contro le guerre in Afghanistan e Iraq, per la Palestina, contro l’embargo di Cuba. Alcuni conservano il ricordo di Colin Powell che agita una boccetta di profumo, incosciente della tragedia che il suo gesto avrebbe causato alla popolazione irachena e curda. Alcuni scesero in piazza contro il genocidio dei curdi per opera della Turchia.

Ora sembrano tutti dissolti in una nuvola nera, dalle rivoluzioni colorate alla green economy, passando per una Next generation EU alimentata a carbone.

Mentre in casa 5 stelle si consuma la “commedia” della scissione dimaiana, i molti fra noi, sconfortati da due anni di propaganda politico-sanitaria e violazioni ripetute dei diritti costituzionali, da liste di proscrizione verso intellettuali e liberi pensatori non necessariamente dissidenti, non abbiamo perso il lume della ragione e osserviamo attentamente come la volontà sociale si sia così assoggettata al volere del leviatano, da non avere più una presa di coscienza, né di reazione. Ora è invece il momento di rialzarsi e capire da chi bisogna difenderci; se da coloro che un’ideocrazia autarchica continua a descrivere come mostri assetati di sangue e gasolio o da chi ha ancora la sfacciataggine di definirsi modelli di democrazia; un’oclocrazia pianificata contro la ragione, che si schiera con quello o quell’altro tiranno, a seconda del contesto e della convenienza, nel silenzio assordante di un mondo che non reagisce più, traslocato progressivamente sul Metaverso, a guardare la nuova rivoluzione del pensiero che avanza.

Ci faremo ancora trovare impreparati?

O torneremo a inondare le piazze al grido di: Fate l’amore e non la guerra?

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