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Food & wine

Il pranzo all’ultimo minuto alla scrivania costa, inquina e spreca ciboNasce lo slow and conscious delivery

Secondo i dati Istat resi noti a gennaio, nel 2023 gli italiani hanno speso 9 miliardi di euro in più per mangiare. Beni alimentari e bevande hanno registrato un aumento medio del 9,8%, costringendo 8 italiani su 10 a modificare le proprie abitudini di acquisto.
di Michela Ravalico

Una delle voci che maggiormente incide sull’esborso finale è la spesa per la pausa pranzo. Come ha mostrato l’ultimo Osservatorio Nazionale Federconsumatori, realizzato a ottobre 2023, una pausa pranzo tipo – un piatto di pasta, un dessert, acqua e caffè – in una tavola calda, bar o self-service può costare fino a 14,89 euro al giorno (+8% sul 2019 e +176% vs 2001). Cifra che si abbassa a 10 euro se lo stesso tipo di piatti pronti vengono acquistati al supermercato e che scende a 4 euro circa comprando le materie prime di un pranzo preparato e portato da casa (come fa ormai circa il 40% dei lavoratori).

Rispetto a queste opzioni esiste un’altra alternativa, cresciuta a dismisura in pandemia (giro d’affari da 70 milioni del 2015 arrivati a 700 nel 2020 e a 1,8 mld nel 2022) e ormai consolidatasi: il food delivery. Una soluzione che – consegnando pietanze di fast food, ristoranti, dark kitchen e alcuni supermarket – aggiunge ai costi per l’acquisto del cibo, e a quelli di consegna, un ulteriore sovraprezzo in termini di sostenibilità: traffico ed emissioni da una parte e dall’altra spreco alimentare. La preparazione di un pasto all’ultimo momento comporta, infatti, l’acquisto di materie prime in eccedenza che, oltre ad essere spesso sprecate, finiscono con l’alzare il prezzo della singola pietanza per venire ammortizzate.

Programmare significa risparmiare: cibo, soldi e CO2

Per uscire dalle dinamiche e dai prezzi rilevati dall’Osservatorio di Federconsumatori, o evitare lunghe maratone serali per preparare il pranzo del giorno dopo, è nata Planeat.eco con l’obiettivo di combattere lo spreco alimentare attraverso un’offerta di piatti in kit porzionati, lavati e dosati per cucinare a qualità sostenibile e prezzi democratici.

Da poco entrata anche nel settore della ristorazione alle aziende con consegne di piatti pronti in azienda, l’offerta della startup è una risposta sia al caro pausa-pranzo che alla ricerca della sostenibilità grazie alla stessa formula utilizzata per la spesa di casa. Ossia: massima contrazione della filiera dei fornitori, acquisto materie prime dosate sulla base degli ordini ricevuti (24 ore prima) e margini di guadagno dell’imprenditore volontariamente ridotti. Il risultato è una offerta a prezzi inferiori dal 50 al 70% cento di bar, tavole calde, fast food e self-service.

La programmazione, come già nell’economia di casa, diventa l’elemento chiave per risparmiare, essere sostenibili e seguire un’alimentazione varia ed equilibrata anche in ufficio.

Ai dipendenti delle aziende che finora hanno scelto lo slow and conscious food delivery di Planeat (tra queste AstraZeneca, Galbusera, Bending Spoons, SeaVision, BeSharp, Mind e Geico) viene richiesto di fare l’ordine per il kit pranzo entro le 11 del giorno prima, con la possibilità di arrivare fino alle 17 per alcuni piatti, fino ad esaurimento.

Ordinare il giorno prima consente di acquistare preparare solo che ciò che verrà effettivamente consegnato e consumato il giorno successivo con un risparmio di materie prime acquistate che si traduce in prezzi più contenuti maggiore sostenibilità.

L’ordine programmato ha, inoltre, un vantaggio anche in termini logistici: il giro di consegna può essere organizzato per tempo, in base alla distribuzione sul territorio dei clienti e in base al traffico, consegnando più pasti in un’unica sede e dunque evitando la logica del classico delivery che impiega i rider effettuando consegne last e singole, producendo molto più inquinamento in atmosfera e traffico. Non ultimo: con questo sistema il cibo può viaggiare su mezzi di traporto di proprietà refrigerati (evitando il rischio di contaminazione batterica, come è stato denunciato per i cibi trasportati nei borsoni dei rider) e con personale logistico regolarmente assunto e retribuito.

Mangiare sano, vario e sostenibile con 5/7 euro in centro a Milano

Il modello di delivery programmato messo a punto da Planeat consente dunque di portare ai lavoratori di un’azienda (ma anche studi professionali e piccole realtà) un pasto regolare, composto per esempio da pasta corta al ragù, insalate di patate e fagiolini, un panino e frutta tagliata a un costo di 5 euro oppure un piatto di riso venere con verdure, una tartare di gamberi o una lasagna fatta in casa e una porzione di arrosto a 7 euro. Avanzando anche qualche spicciolo, i dipendenti possono scegliere se vedere scalare la somma dall’ordine successivo oppure accumulare crediti sulla piattaforma (che accetta tutti i principali buoni pasto) per una spesa di casa.

Dichiara Nicola Lamberti: “Massimizzare il bene comune e rendere la sostenibilità accessibile a tutti è la mission con cui è nata Planeat. Obiettivo che raggiungiamo capovolgendo il paradigma classico d’impresa: perseguire profitti minori per raggiungere il più ampio bacino possibile con un modello economicamente sostenibile e premiato dalla fiducia di azionisti di lungo corso come quelli entrati nel nostro capitale. Promuovere il maggiore cambiamento possibile e rendere questo mondo un pochino migliore di come lo abbiamo trovato per consentire una partita in cui tutti i giocatori (aziende, fornitori, utenti, pianeta) possano giocare la propria carta per il bene comune è la filosofia che ci guida”

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