L’aumento dei prezzi dell’energia e delle derrate alimentari, mediamente incrementati del 30%, a causa dell’effetto combinato del post Covid, dell’inflazione e del conflitto russo-ucraino, sta determinando una crisi strutturale nel settore della ristorazione collettiva, che non consente alle aziende di poter continuare a erogare i pasti necessari, alle condizioni pattuite pre-crisi dai contratti in essere tra le aziende della ristorazione collettiva e la pubblica amministrazione.
Da più di un anno ANIR Confindustria ha denunciato questa situazione e avviato il confronto istituzionale con tutto l’arco parlamentare e con tutti gli enti che possono intervenire alla definizione di un riequilibrio dei contratti e nella determinazione di costi standard congrui, riscuotendo grande interesse e ampio sostegno, purtroppo senza ottenere nessun risultato concreto.
Per questi motivi ci vediamo costretti, insieme a tutte le aziende, ad intervenire con forza in ogni sede per rappresentare le nostre gravi difficoltà – dalla piazza a quella istituzionale, mediatica e persino giudiziaria se necessario – e invitare tutto il settore ad una straordinaria mobilitazione convocata per il prossimo 23 marzo a Roma. Un appello alla mobilitazione che coinvolgerà tutta la ristorazione collettiva rivolto alle aziende, agli operatori, alle associazioni datoriali e alle rappresentanze sindacali che auspichiamo aderiscano e partecipino.
«È legittimo che questo settore faccia di tutto per farsi sentire. Il mancato riconoscimento alle aziende di quanto hanno speso per l’aumento improvviso ed esponenziale dei prezzi di acquisto delle materie prime, è iniquo. Impedire di poter adeguare i contratti in essere e futuri attraverso la normale revisione dei prezzi, significa distruggere un settore che svolge un servizio di pubblica utilità garantendo quasi un miliardo di pasti l’anno, erogati ogni giorno senza interruzione di sosta a scuole, ospedali, caserme e uffici. È inconcepibile che il Governo e la Pubblica Amministrazione oggi continuino a girarsi dall’altra parte, non riconoscendo e di fatto addirittura impedendo a queste aziende di adeguare i propri servizi allo sfrenato aumento dei prezzi che subiscono. Continuiamo a ricevere rassicurazioni, nelle tante interlocuzioni istituzionali che ormai da mesi abbiamo avviato per far comprendere la forte criticità, ma non abbiamo visto attuarsi nessuna misura o azione concreta, anzi la scrittura del nuovo codice degli appalti sulla revisione prezzi per il nostro settore peggiora lo stato già precario della situazione. Chiediamo una cosa semplice, ’immediato riconoscimento dell’aumento dei prezzi nei contratti in corso e in quelli a venire, attraverso l’adeguamento agli indici ISTAT, come avverrebbe in un Paese normale, per questo ci rivolgiamo al Governo attuale affinché intervenga per scongiurare quello che temiamo: la riduzione dei pasti in scuole e ospedali. Il nostro è un appello aperto alla partecipazione di questa straordinaria mobilitazione, alle altre associazioni datoriali e ai sindacati, come alle imprese e a tutti gli operatori, è a rischio un settore intero, 150.000 lavoratori (di cui la stragrande maggioranza donne) coinvolti. Siamo molto preoccupati anche delle ricadute sociali, motivo per cui avvieremo un dialogo immediato anche con le forze sindacali, non escludendo che a partire dal giorno della mobilitazione in poi si proceda anche attraverso l’erogazione di un servizio minimo, previsto dalla legge, come un pasto ridotto». È quanto ha dichiarato il Presidente di ANIR Confindustria, Lorenzo Mattioli.