Sicuramente tutti hanno provato a pranzare o a cenare con un’insalata a base di sole verdure o, nei mesi più freddi, un bel minestrone con tutto il ripiano vegetali del frigorifero e la motivazione è semplice. Mangiare sano e stare leggeri, perché effettivamente: quanto ci si può sentire appesantiti dopo una vellutata di zucca? L’effetto è praticamente immediato, non si accusa sonnolenza, ci si sente attivi e pieni di energia. L’alimentazione vegetale- perché chiamarla vegana viene accettato solo leggermente più delle tossicodipendenze @MattBall– oltre creare pasti leggeri, aiuta a mantenere il pesoforma, previene da patologie cardiovascolari e da alcune forme di tumore, last but not least allunga la vita.
Ebbene sì, dimenticate la pietra filosofale perché secondo un recente articolo pubblicato dal NY Times si presenta uno scenario molto più abbordabile e gustoso. In uno studio condotto in Giappone per 18 anni si sono esaminati, oltre allo stile di vita, le abitudini alimentari di 70.696 tra uomini e donne di età media di 55 anni i cui risultati evidenziano una possibilità di vivere più a lungo e più in salute solo consumando più proteine animali, ovviamente a discapito di quelle animali.
Per il quinto dei partecipanti che consumava il più alto numero di proteine vegetali si sono evidenziati i seguenti risultati: meno 27 per cento di morte cardiovascolare, meno 28 per cento di morte per disturbi cardiaci, meno 28 per cento di rischio ictus. Inoltre ci sarebbe una diminuzione del 13 per cento di morte in generale di chi invece favorisce le proteine animali.
I ricercatori scrivono su JAMA Internal Medicine “Il nostro studio suggerisce che le proteine vegetali possono fornire effetti benefici sulla salute…rimpiazzare la carne rossa e quella processata con proteine derivanti da pesce o vegetali, può aumentare la longevità”.
Spostando l’attenzione da un’ottica individualista a una altruista sono evidenti gli effetti che un’alimentazione vegetale ha sugli altri esseri viventi, l’ambiente e l’economia. Come già discusso in un precedente articolo- Dieta e CO2: quello che vorresti sapere– la dieta a base vegetale è quella che fra tutti i vari tipi di alimentazione (vegetariana, pescetariana, paleo, onnivora) ha l’impatto ambientale più basso, perché anche abusando di cibi che richiedono un grande quantitativo di acqua come noci e avocado, non si arriverà mai all’inquinamento che produce e alle risorse che utilizza la produzione di una sola costina.
Un altro importante aspetto, che forse solo chi ha messo in discussione e a nudo la propria morale potrà comprende appieno è il rispetto per la vita di tutti gli esseri viventi. Questa totalità nella visione del mondo porta a una conseguente dissociazione dalla tradizione che comprende il modo in cui si mangia, in cui ci si veste e si acquista. Conseguentemente alla riscoperta di determinati valori si smette momentaneamente di assecondare le scelte quotidiane più in uso, il potere d’acquisto degli individui andrà oltre la soddisfazione dei bisogni e si affermerà il conseguimento di un obiettivo più ampio: la salvaguardia della propria salute, degli animali e del pianeta. Questo porta alla creazione e all’apertura di attività commerciali che seguano una mission olistica come quella dei clienti, altre attività invece implementeranno le nuove soluzioni vegetali e cruelty free. Entrambe le soluzioni sono ottime, la prima renderà possibile mantenere questa scelta di vita senza rinunciare alla socialità e la seconda permetterà ad un pubblico più ampio di evitare di mangiare animali e derivati, per almeno un pasto ogni tanto.