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Cinema

Parole: futili, inutili

La notte degli Oscar, la notte dei successi, delle parole non dette e delle frasi pronunciate con filo di voce che lascia trapelare emozione e stupore.

10 settembre 1972. Questa è una data fondamentale per il mondo del Cinema. Molti di voi si chiederanno il perché, e proprio per questo proverò a spiegarvi che cosa accade quel giorno. 

Le lancette dell’orologio indicavano che ormai era sera, nella città più importante della costa ovest degli Stati Uniti d’America: Los Angeles. Siamo all’interno del Dorothy Chandler Pavillon (un palazzo presente ancora oggi, ma con ruoli completamenti diversi. Esternamente non è un granché, e proprio questo spesso si pensa che non abbia avuto chissà quale ruolo rappresentativo, ma in realtà, non è affatto così, il suo interno, così ricco e ben decorato, può vantare innumerevoli ed esaltanti vicende scenografiche. 

Immaginatevi oltre 3 mila persone tra la platea e gli spalti, tutti vestiti con estrema eleganza e bon ton, ma perché abiti così graziosi, raffinati e dalle mille e una notta, che cosa si svolgeva in quel palazzo. più elegante possibile per l’occasione. Ebbene, ecco svelato l’arcano. In quel palazzo apparentemente freddo e senza alcun valore artistico si celebrava la cosiddetta “Notte degli Oscar”. si svolgeva proprio lì. 

Il 1972 corrisponde alla 44° Edizione degli Academy Awards. Gli ospiti, tutti in fibrillazione, attendono che le statuette vengano consegnate ai vincitori. Tutti i candidati sperano di poter ottenere questo riconoscimento, il più importante nel mondo cinematografico. Pensate un pò… il protagonista della nostra storia ne ha già vinto uno molti anni prima. In questa notte, però, non è tra i candidati. La serata inizia, le statuette vengono consegnate, i vincitori festeggiano. Questa, come vi ho detto, è una notte speciale e dopo aver consegnato l’ultimo omino dorato, o meglio il penultimo, è il momento del premio onorario. Il presentatore annuncia il nome del vincitore del premio speciale alla carriera. 

Parte così una clamorosa standing ovation. La più lunga nella storia dell’Academy: ben 12 minuti di scroscianti applausi. Il vincitore sale sul palco, schiarisce la voce, graffiata dalla commozione e dice: “Oh, grazie mille davvero. Questo è un momento emozionante per me, e le parole sembrano così futili, così deboli. Posso solo ringraziarvi per l’onore di avermi invitato qui. Siete meravigliosi. Vi ringrazio”.

Queste sono le parole di un uomo dall’incalcolabile valore per il contributo che ha dato all’arte del Cinema. Lui che ha fatto ridere, commuovere ed emozionare il mondo intero con il suo cinema muto, anche in un momento così farebbe a meno delle parole. Inutili. Futili.

(da: pixbay.com)

Ad ogni modo, tutte le parole Al tempo stesso, le parole inserite in questo articolo non saranno mai sufficienti per omaggiare questo immenso personaggio: Charlie Chaplin. 

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