Ogni aspetto della vita di ognuno ha subito dei mutamenti, più o meno drastici. Tra questi, il turismo. Che si tratti di viaggi di lavoro o di piacere, la trasformazione del turismo non è solo una questione economica, ma anche psicologica.
La psicologia del turismo, nata negli anni ’80 come un ramo della psicologia sociale, studia le emozioni e le preferenze individuali e dei gruppi nel campo dei viaggi.
Il lavoro degli esperti, in questo periodo, ha dovuto adattarsi, affrontando la pandemia e il cambiamento dei significati emotivi che sono radice e frutto di un viaggio.
In questo contesto, quindi, gli studi della psicologia del turismo sono diventati di particolare rilevanza, tanto da essere oggetto di interesse nel corso di eventi e convegni riguardanti l’attuale valenza e il destino del turismo.
Se ne sta parlando, infatti in Sicilia, nel Travelexpo Borsa Globale dei Turismi, arrivato alla sua ventitreesima edizione, che si sta svolgendo a Palermo da 25 e che termina oggi 27 settembre.
Nel corso del Travelexpo, oltre ai temi strettamente economici e pratici riguardanti il turismo, è stato affrontato il problema della paralisi che ha colpito il turismo in questi ultimi due anni, attraverso degli studi e delle ricerche sul valore emozionale e psicologico del viaggio.
Questo tema è stato affrontato grazie alla collaborazione di I.E.ME.S.T. (l’Istituto euro-mediterraneo di scienza e tecnologia).
Lo I.E.ME.S.T. è un istituto di ricerca privato, che in questo contesto cerca di dare soluzioni per salvare un mercato, quello del turismo, colpito e in sofferenza a causa della pandemia e delle conseguenze che ha avuto in termini di ansia, paure e chiusura sociale sulle persone, in questo caso i turisti.
Lo studio, inoltre coinvolge più scienze in un’ottica multidisciplinare che vede lavorare in sinergia scienze umane e digitali per sostenere gli operatori turistici nella riconquista del proprio senso di appartenenza e la propria identità, in modo che si sentano di nuovo in grado, di rispondere alle richieste dei turisti stessi, in un’ottica del tutto diversa dal passato.
Un altro evento, tenutosi qualche giorno fa, tra il 16 e il 18 settembre, ha affrontato la delicata tematica del peso psicologico che il Covid-19 ha avuto sul settore turistico.
Si tratta del convegno organizzato dall’Università La Sapienza di Roma, e aperto a tutti in modalità online, dal titolo “Psicologia del Turismo e Qualità della Vita: ripensare il viaggio per riavviare la società”. Il convegno, al quale ha partecipato anche il Touring Club Italiano, ha puntato ad accendere l’interesse scientifico sulle problematiche generate dall’ormai non più tanto recente emergenza sanitaria, anche con lo scopo di condividere e far conoscere l’attività di ricerca scientifica sul settore turistico, per contribuire al dibattito sui nuovi significati del turismo e del viaggio dopo la pandemia.
Il convegno ha dimostrato che la psicologia del turismo è una scienza molto complessa, anche se giovane. Una scienza che diventa completa grazie alla sua continua collaborazione con l’economia, la sociologia, la politica, la tecnologia e l’archeologia, favorendo lo studio dei fattori che possano aiutare a trovare delle risposte ai quesiti più rilevanti circa il turismo, come la scelta di una destinazione piuttosto che di un’altra, la soddisfazione sperimentata o meno dal turista alla fine del suo viaggio e l’adeguata preparazione degli operatori turistici ad affrontare le criticità del proprio lavoro e i rapporti con gli utenti.