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Cultura

Buongiorno Berlino

“Non farmi muro” è lo slogan dedicato alla “Settimana Tedesca” in Italia. L’Ambasciata di Germania organizza dal 6 al 13 ottobre eventi in diverse città italiane per ricordare il crollo del Muro di Berlino, la fine della Guerra Fredda e il desiderio di non vedere più edificare barriere.

Il 9 novembre 1989 il mondo assiste incredulo e commosso al crollo, quasi improvviso, del Muro di Berlino  (Berliner Mauer), al fiume di  folla che attraversava i posti di controllo (Check Point) da Est verso  Ovest e alla festa di un popolo che finalmente riprendeva in mano la propria libertà, un evento che ha cambiato la Storia e la visione del mondo.

Berlino occupa un posto centrale nella Storia dell’Europa del XX secolo; è stata il simbolo della Guerra Fredda e della Cortina di Ferro: la città divisa in due da un muro che separava famiglie e affetti. Dopo ventotto anni il muro si è sbriciolato e gli effetti di questo evento sono stati  determinanti per riportare la Germania alla riunificazione nell’ottobre del 1990: in quell’anno nasce  una nuova Nazione fondata sui valori di democrazia e libertà e vengono posti i presupposti  per un’Europa unita, senza più barriere.  Nessuna città europea ha destato tra  gli studiosi  così tanto interesse quanto Berlino, una città in continua trasformazione, polo d’attrazione per storici, professionisti, imprenditori e studenti. Tuttavia camminando tra la gente si comprende ancora vivi e sentiti il processo di guarigione dalle ferite e quell’energia che scaturisce da tutto ciò che è legato al suo pesante passato. 

Al termine della Seconda Guerra Mondiale, secondo gli accordi siglati durante la Conferenza di Jalta (febbraio 1945) e la Conferenza di Potsdam ( luglio-agosto 1945) la Germania nazista, ormai sconfitta, venne provvisoriamente  divisa in quattro zone occupate dalle nazioni vincitrici: Stati Uniti d’America, Gran Bretagna e Francia si spartirono la zona a Ovest mentre all’Unione Sovietica spettò la zona a Est. Anche il destino di Berlino, collocata interamente nella zona sotto il controllo sovietico,  fu alquanto inevitabile. Fu divisa in quattro settori controllati dalle stesse potenze: tre settori occidentali ( corrispondenti a Berlino Ovest) e un settore sovietico (Berlino Est). 

Nella capitale le posizioni tra gli Alleati nei settori occidentali e l’Unione Sovietica nel settore orientale si sono da subito rivelate divergenti. Non sono mancati momenti di estrema tensione che hanno visto il mondo sull’orlo di un terzo conflitto mondiale.Inizialmente ai cittadini  era permesso di circolare liberamente tra i diversi settori, ma la forza di attrazione che sprigionava la Germania occidentale portò ad un’emorragia di persone provenienti dalla Germania Est che, arrivate a Berlino Ovest dopo aver attraversato Berlino Est, riuscivano a stabilirsi nella Germania Federale. Per frenare la fuga  di cervelli e manodopera specializzata i vopos, poliziotti della Germania Democratica, iniziarono l’edificazione di un muro attorno ai tre settori occidentali, dividendo drasticamente la città. Nella notte tra il 12 e il 13 agosto 1961 iniziò la costruzione di quell’orribile opera di filo spinato e blocchi di cemento lunga 155 km che appesantì il corso della Storia.  L’esodo si ridusse, anche se non mancarono tentativi di fuga pagati con la morte. Il muro, il muro della vergogna, divenne subito il simbolo della tirannia e dell’oppressione comunista che negava ai propri cittadini  la libertà e la possibilità di una vita migliore.

Sono trascorsi trent’anni da quella lunga notte che segnò la progressiva fine della Guerra Fredda e della dissoluzione dei regimi comunisti. Il mondo era pronto, finalmente, ad assaporare un po’ di serenità, ma l’equilibrio minacciato dal susseguirsi di crisi in diverse aree geografiche: in Medio Oriente, nella zona balcanica e gli attentati terroristici alle Torri Gemelle offuscarono ogni speranza.

 Sfumano le ideologie, affiorano sempre nuovi timori di fronte a situazioni geopolitiche instabili così che nel mondo si continuano ad innalzare muri per difendersi e proteggersi. Sono muri, barriere materiali e metaforici che dividono profondamente le società di questo nuovo millennio. 

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