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Ecosostenibilità

Australia: domati gli incendi il global warming resta

Dopo mesi dall’inizio degli incendi in Australia la situazione è sotto controllo ma le cause di questa tragedia ancora non lo sono. Il riscaldamento globale è evidente: la negazione della realtà non è più possibile se si ama il pianeta terra.

La situazione australiana è ormai nota a tutti, chiunque scorrendo i vari social network o i principali quotidiani è venuto a conoscenza dell’emergenza ambientale che incombe sulla cosiddetta terra dei canguri. Sono curiose le origini di questo nome date dal fatto che, anticamente, nell’isola vivessero più kangaroos. 

L’Australia non è solo l’isola dei marsupiali ma è soprattutto l’isola della biodiversità, qui dimorano circa 244 specie di mammiferi, impossibili da trovare altrove.

 Si stima che gli incendi degli ultimi mesi stanno uccidendo 1 miliardo di animali tra mammiferi, uccelli, insetti, pipistrelli, rane e invertebrati. Molti sono morti bruciati o asfissiati durante i roghi, altri moriranno presto a causa della mancanza di acqua, cibo e di un rifugio sicuro. Le perdite di vite umane sono stimate a 33, con migliaia di abitazioni perse, pompieri morti alla ricerca di domare le fiamme e un’area vasta 10,5 milioni di ettari carbonizzata. 

C’è da evidenziare una particolarità del territorio australiano, il quale è da sempre suscettibile ai fuochi tanto che alcune piante sono addirittura arrivate a modificare il loro DNA per adattarsi a questa condizione, ne è esempio l’eucalipto, ricchissimo di oli altamente infiammabili che gli permettono di bruciare più rapidamente durante i bushfire. Questa particolarità conferisce all’eucalipto una capacità rigenerativa incredibilmente veloce.

La natura si adatta alle caratteristiche ambientali del territorio ma quest’anno i fuochi sono più violenti di qualunque altro periodo mai registrato e i piro-cumulonembi non aiutano la già delicata situazione. 

I piro-cumulonembi sono delle nubi a forte sviluppo verticale che si generano in condizioni di instabilità atmosferica e portano nell’aria fulmini e tizzoni ardenti. In altre parole, si tratta di tempeste tipiche delle giornate estive più calde quanto l’atmosfera è satura di energia termica, dando così vita a temporali in grado di sollevare foglie e piante dal suolo e rilasciare fulmini nel terreno. Quando ciò succede in aree particolarmente aride come quella del bush australiano, che è formato principalmente da arbusti ed erbe molto simili alla macchia mediterranea, ci si ritrova ad assistere a scenari apocalittici come quello in corso.

Quando i fulmini rilasciati dai piro-cumulonembi entrando in contatto con una vegetazione così riarsa si formano incendi a cui è difficile avere scampo.

Ma questo territorio è abituato a bruciare ed a rigenerarsi dalle proprie ceneri, o almeno in condizioni ambientali naturali, madre natura non ha però dotato questi territori della capacità di adattamento al riscaldamento globale.

Il global warming si fa sempre più incalzante e sta manifestando i suoi effetti, così come erano stati predetti da studi e ricerche eseguiti oltre un secolo fa. 

È possibile allora fare qualcosa di concreto per minimizzare gli effetti atmosferici del surriscaldamento ed abbassare la quota di combustibili fossili utilizzata quotidianamente?

Una delle azioni che tutti possono intraprendere da subito è quella di mangiare meno carne. È stato detto e ridetto ma è un cambiamento alla portata di tutti, molto più accessibile che installare un sistema di accumulo di energia fotovoltaica o passare all’auto elettrica. Così come la raccolta differenziata, la mobilità green, evitare gli sprechi e il consumismo di massa. È certamente d’aiuto prediligere prodotti locali ed aziende sostenibili che rendano possibile la tracciabilità dei loro articoli ad ogni fase della produzione. Tutte queste singole azioni però non bastano, serve la collaborazione di scienziati e governi affinché si resti sotto la quota fissata dall’accordo di Parigi. 

Il riscaldamento globale c’è ed è visibile a tutti e benché non fosse un traguardo, siamo finalmente in grado di percepirlo con i nostri occhi ed ora, chi può restare indifferente? 

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