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Ecosostenibilità

LE NOSTRE ACQUE SONO SANE E PULITE?

Dall’ultimo rapporto ISPRA (Istituto Nazionale per la Protezione dell’Ambiente) sui pesticidi inquinanti individuati nelle acque emerge una maggior concentrazione di insetticidi rispetto agli erbicidi dominanti in precedenza.

Tutto ciò è conseguenza del fatto che, gli erbicidi più utilizzati ma anche maggiormente inquinanti, sono stati vietati nei luoghi pubblici nel periodo che precede il raccolto e l’impiego non agricolo nelle aree più vulnerabili. Solo il Lussemburgo ne ha proibito totalmente l’uso togliendolo dal commercio.

Ma l’inquinamento delle acque non è solo legato ai pesticidi. Legambiente nel 2020 aveva sottolineato che in Italia circa il 60% delle acque di fiumi e laghi non versa in buono stato, mentre molti di quelli che lo sono non vengono protetti adeguatamente. Seppur i pesticidi contribuiscano in grande misura, non possiamo dimenticare le microplastiche, gli antibiotici ed altri composti chimici che inquinano il mare e le falde sotterranee. 

Legambiente, che cita i dati del registro europeo degli inquinanti, calcola che dal 2007 al 2017 gli impianti industriali abbiano immesso, secondo le dichiarazioni fornite dallo stesso ente, 5.622 tonnellate di sostanze chimiche nei corpi idrici.

A preoccupare è proprio la reazione che, sostanze diverse possono avere fra di loro. Come fa notare ISPRA, “i dati evidenziano la presenza di miscele nelle acque con un numero medio di quattro sostanze ed un massimo di cinquantasei in un singolo campione”. Si delinea una situazione nuova rispetto al passato, ma non meno pericolosa, proprio perché “l’uomo ,come altri organismi sono spesso esposti a miscele di sostanze chimiche di cui non si conosce la composizione e, quindi, non si può valutarne il rischio”.

Per questo motivo, come faceva notare anche Legambiente, occorre agire nell’adeguamento ed efficientamento degli impianti di depurazione.

In questo scenario poco entusiasmante emerge una nota positiva: dal 2009 al 2018 si è registrata una sensibile diminuzione delle quantità di prodotti fitosanitari messi in commercio: ciò sta a significare un minore impiego delle sostanze chimiche in agricoltura, dell’adozione di tecniche di difesa fitosanitaria a minore impatto e dell’incremento dell’agricoltura biologica.

 E’ un primo segnale di inversione di tendenza che dimostra come tecniche meno inquinanti siano, di fatto, possibili.  La strada, però, è ancora lunga ed il problema dell’acqua non  riguarda solo l’Italia, anzi, è un’emergenza globale che minaccia la vita dell’ecosistema: dalle persone fino agli animali ed alle piante.

Uno studio condotto da un consorzio scientifico internazionale guidato dal Global Observatory on Pollution on Health del Boston College, ha ulteriormente sottolineato che gli inquinanti più diffusi nel caso delle acque  sono la plastica, le sostanze chimiche ad uso industriale, i derivati dal petrolio, i pesticidi agricoli, i metalli pesanti e altri metalli tossici.

(da freepik)

Questi elementi nocivi, spiegano gli esperti, finiscono nella catena alimentare fino ad arrivare all’uomo tramite il pescato, minacciando la salute di 3 miliardi di persone nel mondo. Per tale motivo, lo studio incoraggia anche un maggior monitoraggio dell’inquinamento delle acque e delinea gli obiettivi da raggiungere. Obiettivi presi in considerazione anche dalle Nazioni Unite che hanno dichiarato il 2021-2030 il “Decennio delle Scienze del mare per lo sviluppo sostenibile”, proprio per far comprendere come l’inquinamento delle acque sia una problematica urgente, dove perdere tempo può essere letale.

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