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Musica

La controversa teoria della musica a 440 Hz; da Goebbels ai giorni nostri

La musica guida le nostre percezioni e le nostre emozioni, ma le ragioni di quest’alchimia non sono particolarmente note a tutti gli esseri umani.

Esistono molte ricerche focalizzate sull’influenza dell’ascolto musicale nel variopinto universo vegetale e animale rispetto all’uomo. Ciononostante, abbiamo raggiunto una notevole comprensione dell’universo, proprio grazie alla musica e, in particolare, alla frequenza delle onde con le quali essa si propaga. L’unita di misura è chiamata Hertz (Hz): la frequenza del pianeta Terra, con alcuni cambiamenti è di 8 Hz; la medesima frequenza è riscontrabile nel cervello umano quando è rilassato. 

Questa misurazione, aldilà della matrice fisica, permette di comprendere il motivo per il quale la mente e il corpo reagiscono in maniera differente quando si ascolta della musica e perché la musica dovrebbe riflettere le frequenze naturali dell’armonia cosmica dell’universo; di conseguenza nasce un principio organico capace di guidare gioia, malinconia, consapevolezza ed essere persino una cura.

Il principio della frequenza resta però un dibattito ancora vivo, grazie alle molte teorie che nei secoli hanno accompagnato l’evoluzione del linguaggio musicale. Uno dei più celebri e controversi riguarda il 440 Hz; ossia la misura d’intonazione universale della nota La, che guida l’accordatura degli strumenti a corda e persino delle orchestre moderne.

Tale unità di misura è stata introdotta nel 1939, in occasione della conferenza internazionale di Londra, durante la quale fu deciso l’utilizzo del 440 Hz, per facilitare le apparecchiature elettroniche dell’epoca che avrebbero potuto gestire al meglio un valore circolare, piuttosto che uno intermedio come il 439. Nel 1955 infine il LA a 440 Hz viene adottato dalla ISO (Organization for Standardization). Tutto questo però stona con una curiosa teoria che attribuisce a Joseph Goebbels, ministro della propaganda nazista, l’introduzione dell’accordatura attuale. La motivazione sarebbe che l’utilizzo del 440 Hz avrebbe reso le persone più sveglie e più aggressive, rispetto alla misura di 432 Hz, considerata più vicina allo spirito e quindi più “pacifica”.

Sappiamo che la follia di Goebbels era pari alla sua delirante “fantasia”, ma questa teoria si appoggia a presumibili dati storici. È certo che fino alla fine del XIX secolo le orchestre erano solite accordare gli strumenti a 432 Hz, ma questo dipendeva soprattutto dalla natura degli strumenti dell’epoca e anche degli spazi utilizzati per l’esecuzione; teatri, chiese e sale da concerto.

Già prima di Bach non esisteva un modo unico per l’accordatura degli strumenti: uno stesso pezzo poteva suonare molto più alto o basso a seconda di dove fosse eseguito. 

(da: wikipedia.com)

Nella musica antica l’intonazione secondo la quale il pezzo era pensato e scritto aveva un range variabile da 415 a 470 Hz.

Anche gli organi delle chiese potevano cambiare l’intonazione in base al calore o all’umidità della sala, cosicché era difficile suonare dall’inizio alla fine con la stessa accordatura. 

Solo con l’invenzione del diapason, nel 1711, l’intonazione divenne più stabile, anche perché si comprese chiaramente come la tensione sulla corda poteva rendere un suono più o meno acuto.

Nell’800 il suono delle orchestre migliorò nei toni alti, in quanto le corde degli archi garantivano una tensione più stabile, anche perché erano tecnologicamente più evolute del passato. In Francia e Inghilterra nacque così una sana competizione a chi otteneva un suono migliore a competere tra loro per ottenere un suono migliore: alla fine la prima introdusse il LA a 435 Hz, mentre la seconda il 439 Hz. 

Il dibattito sul 432 Hz proseguì fino alla fine del secolo, grazie a importanti fisici Meerens, Sauver, Grassi Landi e Montanelli.  Anche Giuseppe Verdi fu divenne attivo e appassionato sostenitore di come tale unità di frequenza fosse un requisito naturale di matematica, per la composizione e per le proprietà speciali che permettono di equilibrare l’organismo con il suono della terra.

Riguardo la teoria goebbeliana però, non esistono certezze piscologiche differenziali tra un LA a 432 ed uno a 440, ma solo una questione di abitudine psico-acustica. 

In pratica il suono 432 Hz risulta più disteso perché siamo abituati a percepirli a 440 Hz. Una simile analogia potrebbe riguardare la percezione della tonalità nella cultura occidentale e mitteleuropea, rispetto a quella di Bali o Giava, dove le orchestre Gamelan intonano una successione sonora che per il nostro orecchio risuonerebbe come strano e atonale.

Teoricamente lo standard internazionale rimane a 440 Hz, nonostante molte orchestre suonino anche a variabili differenti, ma l’influenza delle varie forme di musica sul nostro corpo e sul nostro spirito non dipende tanto dalla sottile variazione di frequenza, ma dalla percezione e comprensione che lo spirito assegna alla stessa. 

Del resto esiste una musica per ogni stagione.

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