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Musica

#Noilavoriamoconlamusica?

L’esercito dei “senza musica” A molti piacerebbe essere considerati lavoratori, ma siamo solo musicisti!

#Iolavoroconlamusica! È questo lo slogan che si è fatto largo, nell’ultimo periodo, fra i tanti professionisti, tecnici, manager, uffici stampa e operatori del panorama musicale italiano.

Un accorato appello al governo e le istituzioni per accogliere gli emendamenti dedicati al settore musicale, che si augura la camera prenda in discussione. 

Ora che l’angusto problema della Serie A sembra risolto, con buona pace degli appassionati del “Fu” gioco più bello del mondo, speriamo che il governo possa occuparsi delle categorie più nascoste e colpite già prima dell’emergenza sanitaria.

Molti gli artisti che hanno messo la loro faccia a sostegno della causa: Vasco Rossi, Jovanotti, Luca Carboni, Ermal Meta, Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, Fiorella Mannoia, Nek, Subsonica, Laura Pausini, Tiziano Ferro, Ornella Vanoni, Emma Marrone, Alessandra Amoroso, Samuele Bersani, Gianna Nannini, Piero Pelù, Diodato, Malika Ayane, The Kolors, Michele Bravi, Levante, Francesca Michielin, Anna Tatangelo e Irene Grandi. 

Sono stati presentati otto emendamenti al governo con lo scopo di chiedere risposte adeguate per i professionisti, davanti e dietro le quinte di un palcoscenico. 

Una richiesta che è un definitivo grido di allarme ma anche una rivendicazione per un settore, come quello culturale, che produce il 16% del Pil nazionale, ma che anche in questa situazione ha visto una reazione molto fredda da parte di governo e sindacati.

È innovativo che le richieste tengano conto anche delle realtà più piccole: tassazione zero sui contributi a fondo perduto da parte degli Enti Locali agli esercenti delle attività d’impresa e di lavoro autonomo colpiti dall’emergenza; un credito d’imposta del 60% per i luoghi di spettacolo dal vivo sulle locazioni anche per i mesi di giugno, luglio agosto e settembre.

Gli emendamenti puntano molto sull’indennità assistenziale per chi è rimasto bloccato, a causa della pandemia, con la richiesta di estensione dell’indennità mensile di disoccupazione, la cosiddetta NASPI, per tutti i giorni di non chiamata per gli intermittenti.

(da: pixabay.com)

Si chiede anche il prolungamento delle scadenze dei versamenti relativi ai redditi del lavoro dipendente, addizionali regionali e comunali, IVA, contributi previdenziali per i produttori e promoter e il sostegno pari a 40 milioni di euro destinato al Fondo Unico Per Lo Spettacolo (FUS), prelevati dai 245 milioni di euro di fondi assegnati dal Decreto Rilancio al settore cultura. La cancellazione del progetto ‘Netflix della cultura‘ si alterna all’estensione dell’Art Bonus anche ai non destinatari del FUS, in forma d’imprese o associazioni.

Proposte molto significative e che iniziano a prendere in considerazione le piccole realtà, grazie al sostegno dei nomi più famosi della scena italiana che ormai siamo abituati a vedere sempre in prima linea per le “giuste cause”; una crescita di sensibilità capace di appagare anche il tradizionale edonismo egocentrico dello star system. Quello che sembra ancora carente è la condivisione; quel principio di appartenenza a una grande famiglia che non appartiene a tutti gli operatori. L’esempio della polemica innestata da Paul McCartney contro il governo italiano a causa dei mancati rimborsi dell’unica data italiana dell’ex Beatle è il caso di Pandora all’interno del quale si nasconde un mondo sommerso e parallelo fatto di forti conflittualità, ignoranza delle leggi a tutela dei lavoratori e poca auto considerazione verso il proprio ruolo e le proprie capacità. 

Accanto ai tanti musicisti e professionisti che vogliono vedere una speranza alla fine del tunnel, ce ne sono tanti altri pronti a ironizzare sui primi, o mantenere un atteggiamento distaccato o, ancora peggio, passare all’attacco, velato o non, verso chi reclama il diritto di essere considerato lavoratore. Molti di loro si mantengono ai margini, o si nascondono dietro grottesche e fantomatiche pagine Facebook o Instagram, spesso prendendosi gioco degli altri e alimentando così le fauci del Leviatano che da decenni si ciba d’indifferenza e isolazionismo culturale.

Indipendentemente dalla bontà delle proposte, se ogni singolo musicista, operatore, produttore vuole essere considerato tale, bisogna che accetti di esserlo per se stesso, prima che per la giungla dei followers.

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