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Cultura

UN DRAMMA ITALIANO: LE FOIBE E LE DURE CONSEGUENZE DEL TRATTATO DI PACE

“L’esecuzione in massa delle foibe e le deportazioni non sono un’invenzione propagandistica, ma una realtà provocata da accertamenti e da documenti…” (Alcide De Gasperi)

(Foto concesse da:Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ANVGD)

Per decenni la strage di italiani ad opera delle milizie comuniste del Maresciallo Josip Broz Tito è rimasta una verità nascosta ed ignorata. Una tragedia nella tragedia: eccidi ai danni di militari e civili italiani autoctoni della Venezia Giulia, del Quarnaro e della Dalmazia da parte dei partigiani jugoslavi e dell’OZNA e il conseguente esodo giuliano dalmata, un’emigrazione forzata di cittadini di etnia e lingua italiana.

Questa drammatica vicenda che ha interessato le popolazioni italiane native dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia cominciò a guerra ancora in corso. Sfruttando al meglio il momento di grandissima confusione nel quale versava l’Italia dopo l’armistizio dell’8 settembre, l’esercito slavo della Stella Rossa si impadronì del territorio istriano, fino ad allora italiano. All’ amministrazione italiana subentrò quella jugoslava, la quale disorganizzata e caotica, per contrastare il malumore della popolazione italiana, iniziò violente e sanguinarie persecuzioni. Gli Italiani reagirono cercando di mettere a serio repentaglio il progetto di occupazione che le truppe comuniste jugoslave stavano portando avanti. La controreazione slava fu spietata. Cominciò con arresti e successive scomparse di poveri italiani, che seviziati e torturati finirono infoibati in cavità carsiche di origine naturale, voragini che si prestavano benissimo come nascondigli nei quali far sparire le vittime innocenti. Una morte terribile. Un vero dramma quello delle foibe. 

(Foto concesse da:Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ANVGD)

La popolazione italiana, che abitava questa martoriata regione, per scampare alle violenti brutalità, decise di abbandonare le proprie case, la propria terra e i propri affetti sperando che un giorno sarebbe potuta tornare a vivere a casa propria. Quel giorno non arrivò mai. Iniziò così un grande esodo che vide fuggire senza che avessero alcuna colpa da espiare, uomini liberi, ingiustamente  diventati profughi. 

Il 10 febbraio 1947 il Governo italiano firmò a Parigi il Trattato di Pace, un atto che sancì in maniera formale e definitiva la chiusura del capitolo storico relativo al Secondo Conflitto Mondiale e che conteneva un insieme di condizioni per l’Italia, dure e territorialmente disastrose, conseguenze molto aspre per gli abitanti di Trieste, Istria, Fiume e Dalmazia.

Con la firma del Trattato lo Stato italiano perdeva gran parte del territorio a nord est e precisamente: le province di Fiume e di Zara, quasi totalmente la provincia di Pola, parzialmente la provincia di Gorizia e quella di Trieste.

Trieste era rivendicata sia dall’Italia che dalla Jugoslavia. Nel 1946 venne creato il Territorio Libero di Trieste, diviso in due zone di amministrazione: la zona A affidata agli anglo-americani e la zona B destinata agli slavi, occupata con prepotenza dalla Jugoslavia di Tito. Solo nel 1954 il Memorandum di Londra affidò la zona A all’Italia anche se la questione si chiuse definitivamente con il Trattato italo-jugoslavo di Osimo del 1975. 

La cessione forzata di queste terre agli jugoslavi, quale ottemperanza del Trattato, ebbe delle conseguenze drammatiche, poiché molti italiani che in tale regione vivevano da moltissimi anni si trovarono improvvisamente amministrati non più dal Governo italiano bensì da quello jugoslavo. 

(Foto concesse da:Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ANVGD)

La ratifica del Trattato intensificò ulteriormente l’esodo. Un numero enorme di connazionali si ritrovò quindi ad appartenente ad uno Stato straniero, alla Jugoslavia comunista governata dal dittatore Tito. Per la durezza e l’ingiustizia delle condizioni alle quali l’Italia dovette piegarsi, il trattato di Parigi venne presto ribattezzato dagli italiani esuli come un diktat, un’imposizione. 

In sede di Trattato molti erano contrari alla ratifica. Esprimevano amarezza del disconoscimento di quanto l’Italia aveva fatto per liberarsi dal fascismo e del carattere punitivo nelle sue clausole territoriali, economiche e militari, ma forse queste dure, tristi ed ingiuste condizioni erano il dazio che l’Italia a malincuore accettò di pagare per poter rientrare nel sistema occidentale ed internazionale.

350.000 persone si trasformarono in esuli. Scapparono dal terrore jugoslavo, ma in Italia non ebbero l’accoglienza meritata. Una triste Storia poco raccontata che merita il suo spazio. 

Solo con la legge del 30 Marzo 2004 n°92 lo Stato italiano ha riconosciuto la Tragedia delle foibe e l’esodo giuliano dalmata istituendo il 10 Febbraio come “Giorno del Ricordo”. 

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