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I MILLENNIAL AL TEMPO DEL COVID-19

Voglia di fare, spirito imprenditoriale, dedizione al lavoro sono tratti che contraddistinguono gli under 40, i quali già prima della pandemia erano consapevoli di dover contare solo sulle proprie forze per farsi strada nel mondo del lavoro.

Con il sopraggiungere del Covid-19 tutto è diventato estremamente più difficile e complicato; i giovani trentenni italiani che si trovano in una condizione sociale peggiore dei loro genitori, crescono ogni giorno.

Il trend negativo era già stato anticipato dal rapporto di Bankitalia del dicembre 2018 che aveva sottolineato il rallentamento della mobilità sociale ed i condizionamenti socio-ambientali quali il quartiere di provenienza di una grande città, gli istituti scolastici e le università frequentate, i legami familiari e di amicizia quali fattori emersi che contribuivano ad ostacolare il passaggio da uno status sociale ad un altro. Anche secondo il rapporto annuale dell’Istat dello scorso luglio l’ascensore sociale è bloccato.
L’ultima generazione considerata, i nati tra il 1972 ed il 1986, sperimenta la riduzione del passaggio verso classi sociali superiori ed un contemporaneo aumento del tasso di mobilità discendente.

La pandemia da Covid-19 ha pertanto esacerbato dinamiche già in atto, innestandosi in un terreno ormai eroso da crescenti disuguaglianze e da forti contraccolpi economici che, dalla recessione del 2008, hanno pesantemente condizionato il mercato del lavoro a cui si affacciavano i giovani di allora, quei millennial che oggi si trovano a fare i conti con una nuova crisi, di cui, evidenzia l’istat, faranno le spese soprattutto le classi più svantaggiate e gli stessi giovani precari.

E’ proprio al presidente Draghi che i millennial volgono lo sguardo con la speranza che almeno qualche goccia della pioggia di miliardi del recovery plan destinati al nostro Paese finisca nelle loro tasche.

Secondo l’ultimo sondaggio di “The Millennial” la cui richiesta era: “Che cosa chiedi, in quanto millennial, al nuovo governo?”, i nostri giovani hanno dimostrato un grande spirito imprenditoriale.

Per concretizzare i propri sogni, oltre l’80% punta tutto sul tema fiscale: detassare i profitti delle nuove imprese under 40 è il mantra per sperare in un futuro migliore.

La seconda parola d’ordine è coraggio: contrariamente a quanto si possa immaginare, la maggioranza dei millennial preferisce fare riferimento alle proprie forze, anziché puntare ad un sussidio per la carenza di posti di lavoro a causa di un’estensione sempre più invasiva della tecnologia.

(da: pixabay.com)

Piuttosto i millennial chiedono finanziamenti a fondo perduto per le startup innovative, che vorrebbero porre in essere per realizzare i loro ambiziosi progetti imprenditoriali.

I piccoli “Davide millennial” si aspettano, invece, che la scure fiscale si abbatta sui Golia delle Big Tech: Facebook, Amazon, Apple ecc, le quali secondo il 75% del campione, dovrebbero essere soggetti a tassazioni più elevate.

Ma i romantici millennial pensano anche al sociale: il tema del Welfare, di cui tanto hanno goduto i loro genitori e/o fratelli maggiori è un richiamo forte e, la maggior parte di loro si aspetta che il programma del governo Draghi metta a disposizione sussidi per le famiglie.

Il grande sogno rimane, però, uno stato che sappia occuparsi della salute e delle future pensioni, come è toccato ai nonni “baby bloomer”. L’80% dei nati tra il 1982 ed il 1996 sogna di avere gli stessi privilegi assistenziali e previdenziali dei figli del dopoguerra e del boom economico.

Auguriamo loro che non rimanga solo un sogno!!

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