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Rapporto Oxfam: diseguaglianze di generazione in generazione

Il report dell’ong mostra come, in Italia, i ricchi sono figli di ricchi e i poveri figli di poveri.

Ascensore sociale guasto, ricchi sempre più in alto e poveri che sprofondano. Di generazione in generazione. Alla vigilia del cinquantesimo World Economic Forum che ha riunito a Davos le elite politiche ed economiche mondiali, l’ong Oxfam ha presentato il suo rapporto “Time to care” che fotografa la situazione della distribuzione della ricchezza. All’interno un focus su come fortune e miserie vengano ereditate: in Italia i ricchi sono soprattutto figli di ricchi e i poveri sono figli di poveri. Non si sfugge al contesto in cui si nasce e il tenore di vita viene tramandato.

Per chi non ha mai navigato nell’oro è difficile migliorare la propria condizione: un terzo dei figli di genitori non abbienti è destinato a rimanere fermo nel gradino più basso della scala sociale (quello in cui si colloca il 20% più povero della popolazione), mentre il 58% di quelli nati da genitori facoltosi, manterrebbe una posizione al vertice. 

I ragazzi italiani che puntano a trovare una buona professione, infatti, devono fare i conti con un mercato del lavoro stagnante, segnato da numerose disfunzioni, sul quale grava l’aumento della precarietà e una maggiore vulnerabilità anche dei mestieri più stabili. La busta paga, quando c’è, risulta piuttosto leggera: oltre il 30% dei giovani occupati guadagna meno di 800 euro lordi al mese, mentre il 13% degli under 29 versa in condizione di povertà lavorativa.

Le cause di questa situazione, tutt’altro che rosea, è imputabile a un insieme di fattori tra cui la mancanza di un sistema efficace di orientamento dopo il percorso di studi, una dimensione universitaria che ha pochi punti di contatto con il mondo professionale, un arretramento pluridecennale dei livelli retributivi medi per gli occupati più giovani. In più il marcato scollamento tra la domanda e l’offerta di lavoro qualificato costringe tanti laureati ad abbandonare lo Stivale in assenza di occupazioni all’altezza delle proprie competenze e di prospettive di avanzamento di carriera.

«Tantitroppi giovani italiani non studiano né lavorano, faticano per una paga risibile, o meditano di partire in cerca di un futuro migliore», ha sottolineato Elisa Bacciotti, direttrice delle campagne di Oxfam Italia. «Servono interventi efficaci per fare in modo che le nuove generazioni non siano lasciate indietro e che rappresentino una risorsa per il nostro Paese. I ragazzi reclamano unmondo più equo e aspirano a un profondo cambiamento della società, non più lacerata da disparità economico-sociali, ma più equa,dinamica e mobile», ha proseguito Bacciotti.

Il rapporto dell’Oxfam non si limita ad analizzare le condizioni ereditate dai padri, ma punta i riflettori anche sulle disuguaglianze di genere. In Italia l’11% delle donne, per prendersi cura dei figli, non ha mai avuto un impiego. Una percentuale significativamente maggiore alla media europea del 3,7%, mentre quasi una madre su due tra i 18 e i 64 anni, con figli under 15, è stata costretta a cambiare alcuni aspetti professionali per conciliare lavoro e impegni familiari. Una quota tre volte superiore rispetto a quella degli uomini. 

L’Oxfam auspica l’impegno dei governi di tutto il mondo per costruire un’economia più equilibrata che vada a beneficio di tutti. Indica alcune misure per avvicinarsi all’obiettivo quali un’imposizione fiscale progressiva, servizi pubblici gratuiti, sistemi di protezione sociale e politiche per limitare l’influenza di corporazioni e super ricchi. In attesa che la politica si muova, lavorare sulla consapevolezza riguardo le diseguaglianze è già un passo in avanti.

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