Organizzare un secondo appuntamento con i migliori candidati conosciuti durante il primo giro di colloqui dà infatti la possibilità di analizzare ancora meglio le capacità, le attitudini e le potenzialità di ogni singolo partecipante.
«Per assicurare alle aziende di selezionare i migliori professionisti presenti sul mercato del lavoro organizziamo normalmente un secondo round di colloqui» spiega Carola Adami, co-fondatrice della società italiana di head hunting Adami & Associati «al quale vengono invitati solamente i candidati che ci hanno colpito positivamente durante il primo incontro. Ricevere un secondo invito da parte del recruiter è dunque un segnale assolutamente positivo: significa che la prima selezione è stata superata con successo, e che si è un passo più vicini all’assunzione».
È però bene sottolineare che il secondo colloquio non è affatto una copia del primo. «Il secondo colloquio di lavoro ha l’obiettivo di conoscere più approfonditamente il candidato» spiega l’head hunter «ed è quindi costruito in modo differente, con domande volte a capire cosa distingue il singolo candidato dagli altri selezionati». Una volta selezionati dal recruiter per il secondo colloquio di lavoro, dunque, è consigliabile prepararsi al meglio per questo nuovo e più approfondito incontro; abbiamo chiesto a Carola Adami di indicarci cosa fare prima di presentarsi a questo importante appuntamento.
Come prepararsi al secondo colloquio di lavoro
Fare ricerche sull’azienda: è buona pratica, prima di presentarsi al primo colloquio di lavoro, conoscere alcune informazioni generali sull’azienda. In occasione del secondo colloquio di lavoro è consigliabile ampliare questa ricerca, così da sapere quali sono le esigenze e le aspettative di questo potenziale datore di lavoro. Questo è molto importante, anche perché è possibile che in occasione del secondo colloquio siano presenti anche dei membri dell’azienda, dal manager di riferimento al titolare.
Prepararsi a degli esercizi: come anticipato, durante il secondo incontro il recruiter tende ad andare in maggiore profondità nell’analisi del candidato. Alle normali domande si potrebbero quindi sommare anche dei veri e propri esercizi pratici, per mettere alla prova le capacità reali dell’intervistato. Gli esercizi cambieranno ovviamente in base al profilo cercato: in tutti i casi, è bene non farsi trovare spiazzati o sorpresi di fronte a una richiesta di questo tipo.
Simulare il colloquio: ci sono persone più o meno disinvolte durante i colloqui di lavoro. In tutti i casi, però, questi incontri possono causare dello stress. Il consiglio è quello di effettuare delle simulazioni nei giorni precedenti, facendosi aiutare da parenti, amici e colleghi, o ancora meglio accedendo a dei servizi professionali di simulazione del colloquio di lavoro. Si potranno così ridurre i propri errori e colmare le proprie lacune – migliorando la gestualità, imparando a rispondere in modo completo, gestendo al meglio il tempo, e via dicendo – per presentarsi all’incontro perfettamente pronti e allenati.
Prepararsi a delle domande specifiche: è impossibile sapere quali saranno le domande effettive che verranno poste dai selezionatori. E questo da un certo punto di vista è un fattore positivo, perché nessun recruiter vorrebbe sentirsi rispondere con delle filastrocche imparate a memoria. É però bene avere in testa alcune “tracce” di risposta per avere le certezza di riuscire a mettere in luce i propri punti di forza, perlomeno per le domande tipiche di un secondo colloquio di lavoro, come per esempio: “Come si vede tra 10 anni?” oppure “Perché dovremmo scegliere lei” o ancora “Quali cambiamenti porterebbe fin da subito in azienda?”.
Pensare alle proprie domande: un colloquio di lavoro non dovrebbe mai essere un interrogatorio monodirezionale, men che meno nel caso del secondo incontro. Non avere nessuna domanda da fare potrebbe essere infatti sinonimo di disinteresse, o di scarsa curiosità.
Molto meglio quindi pensare ad alcune domande da porre nel momento in cui il selezionatore lascerà la parola al candidato, per dimostrare il proprio interesse e la propria conoscenza dell’azienda e del settore.