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SPORT ESTREMI: ADRENALINA E FOLLIA

Quando pensiamo allo sport ci vengono in mente i tipi più comuni che denominiamo comunemente come individuali o di squadra e trascuriamo di considerare che tra le discipline sportive viene catalogata anche quella degli sport estremi.

Con il termine sport estremi si indicano tutte quelle discipline sportive nelle quali chi le pratica rischia la vita ad ogni performance, basti pensare al paracadutismo, al deltaplano, allo skateboard, al bungee jumping, all’arrampicata su ghiaccio, al funambolismo , all’immersione in apnea e molti altri.

La definizione più comunemente usata di “sport estremo”è quella della dottoressa Rhonda Cohen , secondo la quale si tratta di <<un’attività competitiva (di confronto o auto valutativa) entro la quale il partecipante è sottoposto a sfide fisiche e mentali inusuali come l’adattamento alla velocità, all’altezza, alla profondità o alle forze naturali e dove una rapida e precisa elaborazione percettivo-cognitiva può essere richiesta per un esito positivo del risultato dell’attività>>.

Perché praticare sport estremi?

Credo di rappresentare un’opinione condivisa da molti sostenendo che, ogni volta in cui,  noi, comuni mortali, assistiamo attraverso i media ad esibizioni afferenti a sport estremi non possiamo esimerci dal pensare: perché queste persone rischiano la vita così gratuitamente? Cosa li spinge a vivere queste emozioni? E soprattutto perché non le vivono in un altro modo, meno rischioso?  Li troviamo strani e non riteniamo logico ciò che fanno. Per provare a dare una risposta ai nostri interrogativi  dobbiamo, però, cercare di comprendere quali motivazioni siano alla base di tali interessi.

Tra le teorie più diffuse su questo argomento è presente la convinzione che su queste scelte influiscano in maniera determinante tre fattori: biologici, culturali e psicologici.

Molto spesso le persone che praticano queste attività hanno il bisogno di dominare, di sentirsi superiori. Per loro è molto forte il desiderio di vincere, di dimostrare di essere migliore e più forte dell’avversario. Quindi è molto forte ed evidente il bisogno di successo. Tutti questi aspetti trovano appagamento nella pratica di sport estremi.

(da: pixabay.com)

Alcune teorie cliniche

Di questa tematica si sono occupati molti studiosi, i quali hanno elaborato teorie interessanti; a tale proposito, il sociologo francese Roger Caillois sostiene che queste discipline costituiscono un tipo di gioco particolare nel quale, oltre alla componente ludica, è presente una forte spinta denominata Agon che significa dominio sull’avversario. Inoltre negli sport estremi si deve prendere in considerazione, sempre secondo Caillois , anche la Ynx che è un tipo di vertigine e l’Alea, ossia l’incertezza sul risultato.

Lo psicologo Ferdinando Dogana, esperto in psicologia della personalità, studia e si occupa del profilo e della personalità di questi atleti. Secondo lo studio eseguito da Dogana il coraggio, l’incoscienza e, definiamola pure pazzia di questi atleti costituisce una sorta di maschera e difesa delle proprie paure, vissute e non superate durante l’infanzia. Una sorta di autodifesa per cercare di superare fobie vissute da piccoli, paura del buio, dell’altezza e della caduta. Altro meccanismo presente in questi atleti è quello di lanciarsi in gesti sempre più estremi, di alzare sempre più l’asticella del pericolo, di andare sempre oltre e non accontentarsi mai. Questo comportamento si può paragonare a quello di chi fa uso esagerato ad es. di caffè, di medicinali, di droghe, per cui la quantità che si prende non produce più l’effetto voluto perciò si tende ad aumentarla sempre più. Allo stesso modo si abusa di rischio, di emozione e di adrenalina. Nulla è abbastanza forte e si cercano gesti sempre più estremi.

Sport estremi come scelte di vita

Tra i numerosi meccanismi che scattano in queste scelte di vita, è presente anche la noia. Può apparire strano ma ci sono persone che vanno alla ricerca di forti sensazioni proprio per evitarla, vivere nuovi stimoli e nuove esperienze.

Secondo lo psicologo americano Marwin Zuckeman, che ha studiato con molta attenzione questo tratto di personalità, ci sono quattro parametri fondamentali: disinibizione, ricerca di avventura ed emozione, ricerca di esperienze e suscettibilità alla noia.

Conclusioni

 Negli ultimi decenni abbiamo assistito ad un’evoluzione tecnologica che ha modificato radicalmente molti aspetti della nostra vita, basti pensare all’evoluzione dei generi musicali, della televisione, del cinema, ma anche lo sport ha vissuto una trasformazione significativa. Nonostante noi non siamo cresciuti con il concetto di sport spettacolo, non possiamo negare la bravura, il coraggio e il senso di avventura di questi atleti e la bellezza delle performance che vediamo alla televisione. L’importante è non avventurarsi nella pratica di questi sport estremi per imitazione, senza una preparazione tecnica sotto la guida di esperti e prestare molta attenzione anche ai fattori ambientali che possono influire sugli esiti della performance, ciò al fine di evitare distrazioni ed errori che possono trasformare un momento ricreativo in un tragico incidente.

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